BIBLIOTOPIA > DAL MONDO DELLE BIBLIOTECHE
NON TASSAR CHI LEGGE
Qualche riflessione sulla “tassa sul prestito”
che l’Unione Europea vuole imporre alle biblioteche
di Stefano Rai
(da "Il topo di biblioteca", n.26, luglio 2004, p.2)
L’Unione Europea, come sanno i lettori del “Topo”, aveva
già da tempo chiesto agli stati membri di porre una sorta di tassa sui
prestiti nelle biblioteche e recentemente è passata all’attacco
con un procedimento d’infrazione contro i paesi che, non sappiamo se per
astuzia o semplicemente perché non ci avevano fatto caso, non avevano
recepito la direttiva. L’idea alla base della posizione della UE sembra
essere: ogni libro preso in prestito in biblioteca è un libro venduto
in meno.
L’equazione è tutta da dimostrare. Spesso capita esattamente il
contrario: letto un libro della biblioteca che piace, poi se ne compra una copia
(per tenersela o per regalarla) e magari i successivi dello stesso autore. Per
gli autori e gli editori meno conosciuti, la biblioteca può essere una
vetrina. La biblioteca porta alla passione per la lettura e più uno ama
la lettura più facilmente compra, regala, si fa regalare libri. Credo
che, diminuendo la lettura nelle biblioteche, presto calerebbe anche la vendita
di libri in libreria. La casa editrice Harlequin, tempo fa, ha con lungimiranza
incluso il prestito gratuito nelle biblioteche tra le condizioni che favoriscono
la diffusione del libro.
Ammettiamo, tuttavia, come ipotesi, senza concederlo come fatto, che ogni prestito
sia un acquisto in meno. Potremmo fare qualche osservazione di carattere più
generale. Se il principio è valido, allora quando presto il libro ad
un mio amico, dovrei essere tassato. E se un altro passeggero mi sbircia il
libro che sto leggendo in treno, mi toccherebbe pagare un dazio. E se dimentico
in giro un libro? Devo sperare che nessuno lo legga prima che torno a riprenderlo
altrimenti mi fanno pagare un supplemento? E se nel frattempo me lo rubano e
il ladruncolo lo fa leggere a mezzo mondo, quanto mi viene a costare? Ma restiamo
alle biblioteche. E’ ovvio che, prima di poterlo prestare, la biblioteca
dovrà avere il libro e ciò avviene, in genere, comprandolo. Quindi,
per il primo prestito di un libro acquistato dalla biblioteca, il presunto acquisto
in meno (da parte del lettore) è compensato dall’acquisto in più
(da parte della biblioteca). Ne consegue che, anche accettando l’impostazione
della UE, la tassa non può comunque riguardare il primo prestito e potrà
essere applicata, semmai, solo dal secondo prestito in avanti. Se, poi, il libro
non è più in commercio, non si potrà certo affermare che
il possibile prestito in biblioteca sostituisce l’impossibile acquisto
in libreria.
Resta il diritto dell’autore sull’utilizzo della sua opera, obietta
l’avvocato del diavolo. Ma, ribatte il difensore delle biblioteche e dei
lettori, se parliamo di diritto d’autore, allora dobbiamo diminuire la
tassazione in ragione del numero di autori per i quali è scaduto tale
diritto. E anche per gli altri potrebbero esserci eccezioni. Il collettivo di
scrittori Wu Ming dichiara che le loro opere possono essere liberamente riprodotte
e utilizzate se non ci sono fini di lucro (ed è il caso delle biblioteche
pubbliche). Cái Pí, l’autore delle “Storie dei panda”
pubblicate dalle biblioteche di Paré e Moltrasio, dichiara esplicitamente
che nessun pagamento di balzelli può essere chiesto con il pretesto del
diritto d’autore per il prestito delle sue opere nelle biblioteche. E
speriamo che altri scrittori, anche se meno radicali sul concetto di copyright,
vogliano comunque fare un’eccezione per le biblioteche pubbliche. Non
escludiamo neppure che ci siano editori “obiettori”. Abbiamo detto
sopra della Harlequin. Non dimentichiamo neppure le opere pubblicate dalle biblioteche
stesse o dai comuni.
Un’ultima annotazione. Per essere scrittori bisogna essere, prima, lettori.
Le biblioteche, dunque, mettono a disposizione dello scrittore i mezzi per il
suo lavoro. Gratuitamente. Perché la UE non pensa di mettere una tassa
sui proventi di editori e autori per ricompensare le biblioteche di questo loro
ruolo? E’ un paradosso, sia chiaro: le biblioteche sono ben contente di
contribuire alla nascita di nuovi libri. Riconosciuto il nostro (voluto) paradosso,
ci auguriamo che anche la UE e i sostenitori della sua direttiva riconoscano
il loro.