presentazione del romanzo
IL MOSTRO DEL LAGO DI COMO: IL LARIOSAURO
di Emanuele Pagani
Casnate con Bernate, Ca' di Fraa, 18 aprile 2013
Ivo Mancini: Il libro di questa sera è Il mostro del lago di Como: il lariosauro di Emanuele Pagani, che è qui con noi. L'autore è di Bergamo, ma tratta un argomento lariano. Di mostri lacustri si era già parlato nella conferenza tenuta settimana scorsa a Parè, nell'ambito di questa rassegna, con Simona Cremonini, che ha parlato del lago di Garda, e Giorgio Castiglioni, che ha parlato del lago di Como. Parliamo del lariosauro e vediamo l'aspetto scientifico con Giorgio Castiglioni che ha studiato a lungo l'argomento.
Giorgio Castiglioni: Comincio dandovi la mia esperienza di
lettore del libro di Emanuele Pagani che presentiamo questa sera. Quando l'ho
letto la prima volta (in questi giorni l'ho riletto in occasione di questa presentazione),
ho finito di leggerlo a notte inoltrata. Questo, più di tante parole,
mostra che ho trovato la trama molto avvincente e proprio per questo non anticiperò
nulla sulla trama per non togliere la sorpresa a chi lo leggerà. Parlerò
invece di ciò che sta attorno a questo libro perché Emanuele Pagani
fa riferimento a fatti reali o che, comunque, sono apparsi realmente sui giornali.
Con il nome "lariosauro" vengono denominate due creature, o ancor
meglio potremmo dire due gruppi di creature, completamente diverse. Il primo
è il lariosauro della paleontologia, che più legittimamente tiene
questo nome. E' un rettile preistorico, realmente esistito, che viveva circa
230 milioni di anni fa. Era un rettile marino: quando viveva questo animale,
il lago di Como non c'era ancora. Per "lariosauro" si intende "rettile
i cui resti fossili sono stati trovati dove ora c'è il lago di Como",
non "rettile che viveva nel lago di Como". Dopo il Lariosaurus
balsami, la prima specie descritti, sono state scoperte altre specie del
genere Lariosaurus, per esempio il Lariosaurus buzzii, citato
anche nel libro di Emanuele (p.37).
Un secolo dopo il nome "lariosauro" è stato dato anche al presunto
"mostro" del lago di Como. Nel romanzo leggiamo l'immaginario titolo
di un giornale: "E' ricomparso il mostro del Lario. [...] Il mistero cominciato
nel 1946 sembra non avere fine" (p.35). In effetti, le notizie su un mostro
sul modello del Loch Ness nel lago di Como cominciano nel 1946.
Le citiamo velocemente. Se ne è già parlato settimana scorsa a
Parè e chi fosse interessato a maggiori dettagli troverà il testo
di quella serata sul sito di Bibliotopia (qui).
Si parte dal 1946 con le notizie di avvistamenti di grossi mostri al Pian di
Spagna e poi a Varenna: si tratta di invenzioni. Più interessante è
il caso del 1954, ad Argegno: la descrizione con muso arrotondato, parte posteriore
pure arrotondata, zampe palmate potrebbe ricordare una lontra, animale ai tempi
presente sul lago di Como, anche se ora purtroppo non c'è più.
A volte può esserci davvero l'animale, ma può essere non un animale
sconosciuto alla scienza, ma uno non riconosciuto. Nell'agosto del 1957 c'è
un altro mostro chiaramente inventato. Sui casi del settembre del 1957 e 1962
diremo tra un attimo qualche parola in più, perché si legano al
libro che presentiamo e al suo autore. Negli anni '80 e nel 2003 ci sono due
storie di pesci enormi nelle acque tra Malgrate e Lecco. Nel primo caso il grossissimo
pesce stava fermo muovendo solo la coda e si potrebbe anche pensare che fosse
un oggetto, o un insieme di oggetti, e la coda in movimento fosse qualcosa che
veniva mosso dallo scorrere dell'acqua. Nell'altro caso, poteva trattarsi di
un gruppo di pesci che nuotavano uniti. L'autore dell'avvistamento, effettuato
dal monte Barro, ha negato che così potesse essere, dicendo che vedeva
che era un solo animale e che vedeva anche pesci piccoli, ma da quella distanza
è difficile che potesse distinguere singoli pesci in un gruppo e vedere
pesci di piccole dimensioni. Ci sono poi (2002) quattro foto, ma sono evidentemente
creazioni con un programma di grafica.
Diciamo qualcosa di più sui casi del settembre del 1957 e del 1962. Nel
1957, a Dervio, c'è l'immersione di una batisfera e chi è a bordo
vede uno strano animale. Il quotidiano "L'Ordine" riporta questa descrizione:
la testa è simile a quella di un coccodrillo, la lingua "da rettile"
(definizione che non è molto chiara), ha zampe, la lunghezza totale (parte
dell'animale è nascosto) è valutata tra i 60 centimetri e il metro
e 20. In fondo all'articolo si nomina il luccio. Il muso del luccio può
in effetti ricordare quello di un coccodrillo. Il caso del 1962 riguarda anch'esso
le stesse due persone con la loro batisfera, stavolta ad Argegno. Vengono visti
degli "strani pesci abissali con la testa molto grossa".
Le due persone con la batisfera sono Luigi Percassi e Renzo Pagani. Che questo
Renzo Pagani e l'autore del libro che presentiamo, Emanuele Pagani, abbiano
lo stesso cognome non è casuale: Renzo era lo zio del padre di Emanuele.
E' stata questa vicenda, raccontata in famiglia, a dare a Emanuele l'ispirazione
per il romanzo.
Abbiamo visto quello che raccontava il giornale. Sentiamo però ora quel
che si raccontava su questo episodio nella famiglia di Emanuele.
Emanuele Pagani: Io non ho conosciuto l'avvistamento dai giornali, ma l'ho appreso da mio padre a cui l'aveva raccontato il mio prozio che nel dopoguerra aveva costruito, insieme all'amico Percassi, questa batisfera per esplorare i fondali lacustri al fine di recuperare cadaveri e relitti. E' stata testata la prima volta nel lago d'Iseo: il mio prozio era di Castelli Calepio, in provincia di Bergamo. Pagani e Percassi venivano chiamati nei vari laghi d'Italia. Andarono anche in Svizzera e addirittura in Germania. Per quanto riguarda il caso del settembre del 1957, i giornali dicono che l'avvistamento era stato fatto dai due, ma nella batisfera ci stava una sola persona. In quel frangente il mio prozio si trovava a circa 100 metri di profondità e stava cercando il cadavere di una donna che non è stato mai ritrovato. All'improvviso ha visto una creatura con la testa simile a quella di un coccodrillo e zampe da rettile. L'animale si muove e oscura l'acqua sollevando detriti dal fondale e il mio prozio deve emergere per evitare di schiantarsi. Non vede la parte posteriore dell'animale (io nel romanzo dico che ha una lunga coda, ma questo particolare l'ho aggiunto io, è di fantasia). Dopo ciò dovette abbandonare l'esplorazione del fondale perché era oscurato dai detriti. Quindi questo mostro era molto, molto grosso. Io ho preso spunto da questa vicenda e la ritengo reale, un po' per legami di parentela, un po' per la somiglianza con i fossili del Lariosaurus balsami con la descrizione del mio prozio. Aggiungo che il mio prozio, e di questo sono certo, non sapeva dei fossili né degli altri avvistamenti, quindi il fatto che lo descriva in modo così uguale al Lariosaurus balsami potrebbe avvalorare l'esistenza di questo presunto mostro lacustre.
Renzo Pagani e Luigi Percassi davanti alla batisfera (da “L’Ordine”, 27 gennaio 1965, p.8)
Giorgio Castiglioni: Vediamo ora una serie di opere di fantasia
che, prima del romanzo di Emanuele, hanno chiamato in causa il mostro del lago
di Como. Partiamo dal 1947, quando fa una comparsa in una storia di Paperino.
La storia originale si chiama The terror of the river e viene tradotta
in italiano introducendo nostre località. Il titolo della traduzione
è Il terrore di Golasecca: sembra un nome inventato da uno sceneggiatore
di fumetti Disney, ma è un paese esistente, situato sul fiume Ticino.
Si parla di un mostro apparso a Colico, sul lago di Como. La prima notizia del
mostro lariano era ambientata, come si è detto, al Pian di Spagna, che
è da quelle parti. La stampa locale lo fece poi comparire più
giù, a Varenna, e Paperino lo fa scendere ancora immaginando che sia
sceso fino a Lecco, imboccando quindi l'Adda, il Po e il Ticino fino ad arrivare
dove lo vedono lui e i nipotini. Poi si scopre che è in realtà
un mezzo meccanico camuffato da mostro.
Nel 1961, sulle pagine dell'"Ordine", c'è una poesia satirica
sulla presenza di rifiuti sul Lungolago. Si racconta che san Giorgio (c'è
una chiesa di San Giorgio vicino al lago) aveva ucciso il drago / lariosauro
e la carcassa della bestia uccisa emanava un fetore pari a quello che, secondo
l'autore della satira, proveniva dalla spazzatura alla cui rimozione l'amministrazione
comunale non provvedeva.
Del 2000 è il romanzo di Giovanni Galli Il lariosauro nel quale
il partigiano Ettore Denti, detto Panàn, combatte contro il mostro del
lago che rappresenta la reincarnazione del fascismo, che prosegue anche dopo
la Liberazione.
Nel 2001 esce il cd di Davide Van De Sfroos ... e semm partii, che
contiene la canzone El mustru, nella quale un pescatore vede il mostro.
Il mistero di Dragolario (2001) è una storia per bambini nella
quale viene costruito un finto "Dragolario", un mostro lacustre, che
viene però distrutto in una manovra mal fatta. Si scopre tuttavia che
c'è il vero Dragolario, rifugiatosi in una grotta presso l'Isola Comacina,
atterrito da come gli uomini trattano le acque del lago. Il drago acquatico
viene convinto a mostrarsi e l'interesse per il mostro porterà la gente
ad essere più rispettosa dell'ambiente.
Del 2003 è un libretto intitolato Lariosauro che si presenta
con una forma che sembrerebbe saggistica, ma di fatto è un'opera di finzione
e fittizio è anche il nome dell'autore, Gregor von Laufen, presentato
come uno studioso della ex Germania dell'Est. In realtà l'autore è
il giornalista Giuseppe Allievi, indicato come autore della prefazione.
Nel 2004 viene pubblicato il romanzo di Luca Masali L'inglesina in soffitta,
nel quale compare qua e là il lariosauro (non dico nulla su come appare
per non rovinare la sorpresa a chi vuole leggerlo). E' una storia di avventura
e mistero, con segreti legati alla scomparsa del famoso fisico Ettore Majorana.
Nel 2005 arriva Il ritorno del lariosauro che in realtà non
è narrativa, ma una sorta di pamphlet politico. Lo citiamo perché
è legato al romanzo di Giovanni Galli ed è anche esso opera di
tale scrittore anche se sul libro viene indicato come autore Davide Denti, il
fratello di Ettore Denti, protagonista del romanzo.
Hidetoshi e il mistero del lariosauro è un breve racconto di
Gario (Claudio Garioni) pubblicato in internet. In esso, un ricercatore giapponese
vede un piccolo mostro lacustre.
Arriviamo quindi al romanzo che è protagonista di questa sera, Il
mostro del lago di Como: il lariosauro, di Emanuele Pagani e chiediamo
all'autore di presentarcelo.
Emanuele Pagani: Il romanzo Il mostro del lago di Como è
ambientato nel 1999, tra maggio e giugno. I protagonisti principali sono due
ragazzi, Diego e Stefano, che sul lago di Como entrano in contatto con il lariosauro.
Sono bergamaschi, come il mio prozio Renzo Pagani e Luigi Percassi che con la
loro batisfera ebbero la fortuna, in particolare il mio prozio, di incontrare
il mostro. L'ambientazione principale è il lago di Como, con località
come Menaggio, Bellagio, Dervio, Gravedona, dunque soprattutto il medio e alto
lago. C'è una parte a Como, ma non è importantissima. Si va però
anche più lontano. Si parte infatti da Bergamo, la città dei due
ragazzi, e si va anche nel Canton Ticino, a Lugano e Locarno, e a Campione d'Italia.
Un altro personaggio centrale è il professor Wagner, un ricco banchiere
che ha un'ossessione per il lariosauro. E' uno studioso di mostri lacustri.
E' stato sul lago Bajkal, è stato alla ricerca del mostro del Loch Ness,
naturalmente, e di Ogopogo (il mostro del lago Okanagan). Il braccio destro
di Wagner è un altro scienziato, l'italo-argentino Lucas Forestieri.
Nel romanzo si crea una contrapposizione tra chi vuole proteggere il lariosauro,
Diego e soprattutto Stefano, e chi vorrebbe, per diventare famoso, catturarlo
e addirittura sezionarlo, ovvero Wagner e Forestieri. Chi leggerà il
libro, vedrà chi prevarrà.
Quindi il mio è un mostro buono, un mostro da proteggere, non un mostro
che uccide persone e sparge sangue. E' la creatura più straordinaria,
sopravvissuta alla deriva dei continenti e ai cambiamenti climatici. Ci sono
riferimenti anche a specie affini al Lariosaurus. Ho ambientato una parte del
libro nel Canton Ticino anche perché là è stato trovato,
vicino al lago di Lugano, il Ceresiosaurus, che è una sorta
di cugino del lariosauro.
Nel romanzo ci sono anche due storie d'amore perché, come ho imparato
scrivendo altri libri, in un romanzo l'amore, anche quando non è in primo
piano, è importante per non annoiare il lettore. Una storia è
quella, un po' controversa, tra Wagner e una donna che conosce. L'altra è
quella adolescenziale tra Stefano e una ragazza. I personaggi femminili sono
abbastanza importanti, soprattutto nella prima parte del libro.
Un altro personaggio controverso è il professor Guidi, uno svizzero che
nel suo laboratorio sperimenta strani farmaci sugli animali e pure sulle persone.
Anche lui si troverà invischiato nei piani malefici di Wagner. Ci sarà
anche un esponente della mafia russa che collaborerà con Wagner procurandogli
un sommergibile per andare a cercare il mostro.
Dunque il fulcro del romanzo è il lago di Como, un lago a mio parere
molto misterioso, il più misterioso d'Europa, per la profondità,
per la conformazione con i due rami stretti. Anche I promessi sposi
sono ambientati lì.
Ho deciso di scrivere questo libro per l'avvistamento che fece il mio prozio.
In precedenza avevo scritto altri quattro romanzi, tre dei quali di genere fantastico.
Considero Il mostro del lago di Como un libro di avventura e di fantasia, con
misteri come quello legato alla presenza del lariosauro, il presunto mostro
lacustre. Io personalmente credo al lariosauro, un po' per dovere familiare,
perché fu il mio prozio uno di coloro che ebbero la fortuna di avvistarlo.
Credo anche che se questo rettile del Triassico è potuto sopravvivere,
non ci sarà un solo mostro, ma più esemplari della stessa specie.
Chiaramente la mia è una visione un po' fanastica. Parlando con Castiglioni,
si notava che il lago ai tempi del Lariosaurus non esisteva e quindi
sarebbe dovuto arrivare dal mare. Il mare che c'era qui ai tempi aveva un clima
come quello delle Bahamas e superare la deriva dei continenti e adattarsi ai
cambiamenti climatici finendo nel lago è qualcosa di molto fantasioso.
Però io sotto sotto ci credo.
Per scrivere questo libro ho impiegato circa un anno. L'ho voluto scrivere in
onore al mio prozio, al quale è dedicato, e anche a mio padre che mi
ha raccontato la vicenda capitata a suo zio.
Titolo dell'articolo, firmato G. Guigard, apparso
su “L’Ordine” del 22 settembre 1957, p.IV
Ivo Mancini: Il libro è di facile lettura e, vista l'avventura, io lo consiglierei anche ai ragazzi delle medie, oltre che agli adulti. Il primo aspetto che vorrei sottolineare è l'amicizia di Diego e Stefano che è, a mio modo di vedere, il filo conduttore del romanzo. Uno dei due si trova in grande pericolo e l'altro si ingegna in ogni modo per aiutarlo e alla fine ci riesce. Il secondo filone è quella ricerca dell'animale da parte dei due scienziati, spinti dalla volontà di dimostrarne l'esistenza, ma con pieghe oscure, perché loro non si farebbero scrupoli ad ucciderlo pur di raggiungere il loro obiettivo.
Emanuele Pagani: Aggiungo che nel libro ci sono anche due
personaggi che, seppur secondari, hanno un ruolo rilevante nel tentativo di
Stefano di proteggere il lariosauro e di salvare l'amico. Sono due uomini che
lavorano e vivono sul lago di Como, uno a Menaggio e l'altro a Gravedona.
Lo scienziato Wagner ha una mania per il lariosauro. Possiede uno yacht, attraccato
a Menaggio, costruito appositamente per catturare il mostro.
L'amicizia chiaramente è una tematica importante. C'è l'amicizia
tra Diego e Stefano, ma anche, sia pure un po' controversa, l'amicizia e la
fiducia tra Wagner e Forestieri. Quest'ultimo è, si potrebbe dire, lo
scagnozzo di Wagner. Ogni volta che Wagner ha bisogno di qualcosa, si rivolge
a Forestieri.
Ivo Mancini: Il secondo punto di cui vorrei chiedere a Emanuele è l'aspetto autobiografico. Abbiamo già detto del riferimento alla tradizione familiare sul mostro. Tu sei bergamasco, ma mostri un'ottima conoscenza delle località del lago e della strada verso il Canton Ticino.
Emanuele Pagani: Io abito in provincia di Bergamo, ma mi piace
molto viaggiare, visitare luoghi non solo in Italia, ma anche nel resto del
mondo. Quando scrivo un libro di solito parto dai viaggi che ho fatto. Per questo
libro sono partito dall'avvistamento del mio prozio, ma sono anche andato sul
posto: Menaggio, Bellagio. Per ragioni anche un po' commerciali ho inserito
anche Campione d'Italia, legandolo alla storia di Wagner.
Da questo punto di vista, tutti i personaggi un po' mi somigliano perché
io sono uno che non riesce mai a stare fermo. Mi piace viaggiare. Tempo fa praticavo
ciclismo. Tuttora mi piace camminare, andare in montagna, viaggiare. Tutti i
miei personaggi camminano, vanno in auto, si muovono. Non riuscirei ad ambientare
un romanzo in un luogo circoscritto perché mi sembrerebbe noioso.
Ivo Mancini: Ora siamo arrivati al quesito finale: se scientificamente può esistere un essere di questo tipo oggi nel lago di Como, magari nelle profondità degli abissi.
Giorgio Castiglioni: Mi piacerebbe se ci fosse: sarebbe una
scoperta interessantissima. Purtroppo le probabilità, dal punto di vista
scientifico, sono nettamente contro. Questo nulla toglie al fatto che il libro
di cui parliamo stasera sia una lettura gradevole: è narrativa e la narrativa
si può ovviamente concedersi qualche libertà che il libro scientifico
non può darsi.
Per quanto se ne sa, il lariosauro è estinto da più di 200 milioni
di anni e non ci sono discendenti viventi oggi del genere Lariosaurus
né di altri notosauri (il gruppo cui appartiene) o altri saurotterigi.
Anche se ci fossero discendenti, bisogna vedere quanto potrebbero essere simili
ai loro antenati: come tutti sappiamo, gli animali si evolvono e c'è
davvero un lungo tempo. Comunque non abbiamo nessun fossile per decine di milioni
di anni, quindi dovremmo escludere che ci siano in giro discendenti. Spesso
quelli che sostengono la sopravvivenza di animali di milioni di anni fa citano
il caso del celacanto, di cui abbiamo testimonianze fossili di molti milioni
di anni fa e poi più nulla fino a un pesce vivo. Comunque sul caso di
questo animale talora si fanno affermazioni non esatte. Le specie viventi non
appartengono allo stesso genere di celacanti trovati fossili: sono molto simili,
ed è stata una sorpresa per gli scienziati, ma non si tratta di una stessa
specie. Nulla è impossibile, ma se parliamo di sopravvivenza del lariosauro
o di un discendente assai simile ad esso, all'impossibile andiamo molto vicino.
Questo, come diceva, non vieta a un'opera di fantasia di farlo comparire. In
questo caso il lettore mette in atto quella che i critici letterari chiamano
"sospensione dell'incredulità": accettiamo un'ipotesi che nella
realtà non è credibile perché il nostro fine è apprezzare
l'opera letteraria sapendo bene che è finzione.
Un altro punto contro l'ipotesi di un Lariosaurus nel lago di Como è
che ai tempi il lago di Como non si era ancora formato. Dovremmo quindi supporre
che un eventuale discendente, frutto di una genealogia di cui non abbiamo la
minima traccia in milioni di anni, dal suo ambiente marino abbia risalito i
fiumi per arrivare proprio nel lago vicino al quale erano stati trovati i resti
fossili dei suoi antenati. Ovviamente non è credibile.
Se poi si trattasse di un rettile, anche se acquatico, dovrebbe emergere con
una certa frequenza per respirare. In un lago circondato da zone abitate come
il Lario, questi animali sarebbero stati visti molte volte. Anche animali che
respirano con polmoni, come noi, possono raggiungere notevoli profondità
(nei mari si può pensare al capodoglio), ma se resta negli abissi senza
emergere sarà un pesce e non un rettile.
Con ciò non si vuole escludere che possano esistere ancora animali non
conosciuti dalla scienza. Anzi, certamente ne esistono. In laghi come il nostro
sarà ben difficile che si scoprano grossi animali sin qui sconosciuti,
ma nei mari può ben capitare. Per esempio lo squalo megamouth, che certo
non è un animale piccolo, è stato scoperto solo qualche decennio
fa.
Per il lago di Como, però, sembra che possiamo, purtroppo, escludere
queste scoperte. Se però li si vuole mettere in un'opera di finzione
e il risultato è un libro piacevole da leggere come quello di Emanuele
Pagani, ben venga il mostro del lago di Como.
Emanuele Pagani, autore di Il mostro del lago di Como: il
lariosauro, prima di questo libro aveva scritto altri quattro romanzi
Giorgio Castiglioni, bibliotecario a Parè e Moltrasio,
è redattore di "Mah"
Ivo Mancini è autore di diversi articoli di storia locale
e coautore del libro La comunità di Drezzo nei secoli