ROSA CONTINO
IL CASO DELLO SCORPIONE CUBANO
Gironico, Sala polifunzionale, 3 ottobre 2015
Mi sono occupata per vari anni delle vicende di un presunto farmaco antitumorale
che viene da Cuba e in Italia è stato presentato in una trasmissione
televisiva, "Le Iene", come il farmaco che cura i tumori. Non c'è
un solo tumore: ci sono vari tumori con le loro differenze e non può
esistere un farmaco che cura tutti i tumori. Il servizio delle "Iene"
intervistava qualche paziente tra i quali una signora con un tumore al seno
e varie metastasi ossee. Dopo un solo mese che prendeva l'Escozul portatole
dal figlio da Cuba, la signora dichiarava che aveva ripreso a camminare, mentre
prima era sempre allettata, e che le sue metastasi erano cominciate a scomparire.
Questa signora faceva anche chemioterapia, radioterapia, terapia ormonale. Seguiva
quindi le cure convenzionali, ma, secondo lei, il merito era di questo prodotto.
La specie che produce la tossina da cui si ricava l'Escozul è il Rhopalurus
iunceus, scorpione endemico di Cuba. Il farmaco è prodotto dalla
Labiofam, un'azienda autorizzata dal ministero della salute pubblica. E' un'azienda
veterinaria, non farmaceutica. Inizialmente veniva distribuito gratuitamente
ai malati. Veniva dato gratis a chiunque si recasse all'ambulatorio dell'azienda
con la cartella medica che certificasse la patologia tumorale. Dichiaravano
di avere in cura migliaia di persone con questo prodotto e garantivano che c'erano
risultati nel miglioramento della qualità della vita e addirittura nella
riduzione delle masse tumorali. Però, nonostante si parlasse di 15 anni
di studi, su questo non si trovano studi scientifici pubblicati su riviste accreditate.
Il clamore dei servizi delle "Iene" ha fatto nascere i cosiddetti
viaggi della speranza. Molte persone andavano a Cuba per procurarsi questo rimedio
miracoloso. I medici consigliavano comunque di non abbandonare assolutamente
le terapie convenzionali. Nel frattempo in internet è nato un mercato
nero del rimedio, con boccette vendute a centinaia di euro, fino a 900 euro
l'una. Si sono creati gruppi di discussione in social network e forum per lo
scambio di informazioni tra malati. C'erano persone veramente disperate, malati
anche terminali, che pensavano di aver trovato una speranza. I malati seguono
le terapie convenzionali, ma, se c'è un miglioramento, danno il merito
all'Escozul.
E' nata anche un'associazione di parenti di malati, la A.M.O.N., creata dal
signor Piero Fierro. Questa associazione ha pubblicato dei documenti e, tra
questi, quello di una convenzione con l'Ifac, un istituto di eccellenza, che
fa parte del Cnr. In questa convenzione A.M.O.N. si impegna a fornire il prodotto
da Cuba e l'istituto si impegna a svolgere uno studio. Nasce così il
progetto Natura Farma nel quale il direttore dell'Ifac, Salimbeni, coinvolge
varie personalità scientifiche e l'Istituto toscano tumori. Si ipotizza
di chiedere fondi al governo, ma non vengono dati. Si rivolgono alla regione
Toscana, il cui presidente, Enrico Rossi è sensibile alle tematiche delle
medicine alternative, ma i fondi non si trovano. Pensano allora di partecipare
a un bando dell'Istituto toscano tumori, ma anche questa via fallisce perché
l'Istituto toscano tumori, in mancanza di documentazione scientifica, non ritiene
di appoggiare l'iniziativa. Ci sono stati vari incontri all'Ifac tra alcuni
studiosi e l'A.M.O.N. Sulla vicenda, poi, il direttore Salimbeni viene messo
sotto pressione all'interno dell'Ifac stesso che chiedeva spiegazioni in merito
alla convenzione stipulata, tanto più che mancava l'autorizzazione del
dipartimento. In seguito a ciò, Salimbeni convoca una conferenza, non
molto pubblicizzata (e infatti si presenta solo una ventina di persone), per
spiegare i fatti, ma anche in questa occasioni non dà molte spiegazioni
risultando reticente e lacunoso. A questo punto il progetto Natura Farma fallisce
e il direttore rompe i rapporti con A.M.O.N e con la delegazione cubana.
I ricercatori cubani, nel marzo 2011, arrivano in Italia per registrare all'Agenzia
italiana del farmaco (Aifa) il loro prodotto omeopatico. Per la vigente normativa,
però, non possono registrarlo in Italia e quindi vanno a registrarlo
in Albania. Nella forma omeopatica prende il nome Vidatox. E' in diluizione
30 CH. La sigla indica che una goccia di veleno di scorpione è diluita
in 99 gocce d'acqua, da questa soluzione si prende una goccia e la si diluisce
ancora in 99 gocce d'acqua e così via per 30 volte. Dopo la dodicesima
diluizione centesimale (CH) non esiste più il principio attivo. Dunque
un rimedio 30 CH contiene solo acqua o eventuali eccipienti.
In Albania la Labiofam di Cuba stringe accordi con un avvocato toscano, Francesco
Matteucci, che crea la società Pharma Matrix per commercializzare il
prodotto in Albania e a San Marino. Sul proprio sito si presenta come la clinica
Pharma Matrix. Facendo delle ricerche più approfondite ho scoperto che
quella mostrata sul sito è una clinica della fertilità, che si
occupa di medicina della riproduzione e non ha nulla a che vedere con lo scorpione.
Una visita con terapia prevedeva costi di centinaia di euro e ad effettuare
la visita sarebbe stato un ginecologo, ma, quando l'ho contattato via email,
si è piuttosto infuriato: era uno dei medici che collaboravano con la
clinica della fertilità e non c'entrava nulla con la Pharma Matrix. In
realtà, Pharma Matrix ha solo affittato un ufficio nell'edificio della
clinica: uno spazio un po' più confortevole dell'ambulatorio cubano,
ma dove non era possibile fare diagnostica e degenza. Semplicemente si andava
lì con la cartella clinica e si riceveva l'indicazione di ritirare il
prodotto nella farmacia accanto. In seguito ci sono stati sequestri di ingenti
quantità di questi rimedi all'aeroporto di Bari, mentre passavano dall'Albania
verso San Marino. A San Marino i pazienti sarebbero stati ricevuto dal dottor
Pansini e a Roma dal dottor Giovanni Ambrosino. Dunque c'erano anche autorevoli
medici italiani coinvolti nella vicenda e quindi per il paziente, già
disperato, era ancor più difficile capire che il rimedio in realtà
non aveva prove. Dopo i sequestri, la stampa ha parlato della vicenda, il caso
è stato montato e si cominciava già a parlare di possibile sperimentazione
- fatto grave perché si sarebbe sperimentato, spendendo soldi, sulla
base del nulla. Anche il presidente della Lega italiana per la lotta contro
i tumori (LILT), Schittulli, è intervenuto dicendo che avrebbe chiesto
al ministro della salute, che allora era Fazio, che si facesse la sperimentazione
su questo prodotto. L'atmosfera, in Italia, ricordava la vicenda del caso Di
Bella. Su stampa e tv c'erano presentazioni positive e le "Iene" sono
tornate sull'argomento, andando a trovare ancora la signora del primo servizio,
che diceva di stare ancora meglio, la donna era la madre di Piero Fierro, il
presidente dell'associazione A.M.O.N. Nel frattempo la signora è purtroppo
deceduta.
Le conclusioni:
- Nella letteratura scientifica non ci sono conferme dell'efficacia antitumorale
di questo prodotto.
- La versione omeopatica esclude la presenza di materia originale a motivo dell'eccessiva
diluizione.
- Non esiste nessun caso clinico documentato da cui si possa ricavare un miglioramento
o una guarigione da una patologia tumorale con questo prodotto.
Esiste uno studio serio di ricercatori messicani sul veleno di questo scorpione
che, però, è solo una preliminare caratterizzazione biochimica
del veleno.
Sulla spinta dell'opinione pubblica, dei gruppi di malati e dei media che ne
parlavano, la Commissione Igiene e sanità del Senato della Repubblica
decide di avviare un'indagine
conoscitiva che si svolge tra il giugno del 2012 e il gennaio del 2013.
Tra gli auditi ci sono vari esperti: l'Aifa, l'Ema (l'ente regolatore europeo
dei farmaci), il Nas, la Guardia di finanza, ecc.. Ai lavori partecipa anche
la prof. ssa Marina Ziche della Società italiana di farmacologia (Sif)
che dichiara
che non esistono studi clinici controllati né sull'Escozul né
sul Vidatox e che le informazioni sono reperibili solo nel passaparola e nei
social network. Gli studi trovati sono solo osservazionali, realizzati facendo
compilare questionari o facendo interviste. Pharma Matrix aveva annunciato anni
fa uno studio clinico di fase IV, cioè di farmacovigilanza, ma non se
ne è mai saputo niente. Il 30 gennaio terminano i lavori della commissione
che conclude:
"L’efficacia clinica dei prodotti denominati Escozul e Vidatox
non è dimostrabile perché non risulta supportata da studi clinici
randomizzati e che siano stati approvati dalle competenti Autorità regolatorie
nazionali o internazionali. Le informazioni disponibili su detti prodotti sono
tuttora sommarie, insufficienti e difficili da verificare.
Gli studi osservazionali citati nel corso della presente indagine conoscitiva
si riferiscono solo a esperienze acquisite su territorio cubano e non sono sufficienti
a dimostrare l’efficacia del Vidatox e dell’Escozul."
Alcuni dicono che, essendoci l'embargo a Cuba, gli studiosi cubani non possono pubblicare studi scientifici, ma non è assolutamente vero. Nel database medico PubMed si trovano molti studi pubblicati da studiosi cubani. Tra l'altro, le tossine di scorpioni e serpenti sono serie candidate a diventare base per farmaci, ma un farmaco deve seguire un iter specifico che porti alla dimostrazione della sua sicurezza ed efficacia, con il fine di garantirne il valore scientifico ed evitare le pure speculazioni commerciali.
Per approfondire, si può vedere il mio blog: http://rosacontino.blogspot.it
Rosa Contino - "antenna" del Cicap (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze), è redattrice del sito Scetticamente e autrice del blog Dossier Vidatox.