GIORGIO CASTIGLIONI
LE SPIAGGE DEI MOSTRI
indagini su animali misteriosi
Maslianico, Cooperativa, 16 ottobre 2015
In questa serata parleremo di animali misteriosi. Cominciamo dal titolo scelto per questo incontro: Le spiagge dei mostri. Le storie e le notizie su animali misteriosi sono tantissime. Si potrebbe fare un incontro alla settimana e andare avanti per un lungo tempo. Dunque era necessario fare una scelta. In realtà anche con gli animali misteriosi trovati sulle spiagge (un classico luogo di ritrovamento di "mostri") potremmo andare avanti a lungo: ne sono stati scelti alcuni e si cercherà, partendo da quelli, di mostrare come si può tentare di scoprire l'identità di un "mostro".
Il primo caso non viene da una spiaggia, ma è comunque un animale marino. E' un caso recente ed è spuntato quando ormai era già stato scelto il titolo per metterlo nel programma delle conferenze. A differenza dei casi che vedremo in seguito, qui l'animale non ha un aspetto alterato dalla decomposizione e si vede bene. Si tratta di un pesce lupo della specie Anarhichas orientalis. Mi sembrava però utile metterlo come introduzione perché è un caso "fresco", giunto anche sui siti di importanti quotidiani (compresi il Corriere e la Repubblica, i due quotidiani più diffusi in Italia), e qualcuno potrà magari averlo visto, e perché il modo in cui è stato presentato sulla pagina principale del sito del Corriere riassume, in poche righe, alcuni punti in cui ci imbatteremo nei casi che vedremo.
Corriere.it, 18 settembre 2015
"Animali XXL. Il pesce "mostro" che viene dal Giappone".
L'animale nella foto è davvero XXL, ovvero di una lunghezza fuori dall'ordinario?
Ovviamente non lo è in senso assoluto. Nei mari esistono animali la cui
lunghezza supera i 10 o anche i 20 metri. In confronto a questi, il pesce nella
foto ha dimensioni ridotte. Ha una lunghezza inconsueta per la sua specie? Fishbase,
una ricchissima banca dati ittiologica online, dà come lunghezza massima
112 centimetri. A prima vista potrebbe sembrare che questo esemplare la superi,
ma bisogna stare attenti alla prospettiva forzata. Se vedete un animale in primo
piano e la persona con cui è fotografato che sta più indietro,
potete sospettare che l'animale sia meno grande di quel che può sembrare
e che la foto sia magari stata fatta apposta per forzare la prospettiva e far
sembrare la bestia più grossa. Per esempio, capita ciò se un serpente
viene tenuto con un bastone teso in avanti. Se, nella foto del pesce lupo, si
confronta l'animale con la testa dell'uomo che lo regge, può sembrare
che sia molto più grosso di quello che è. Bisogna tenere presente,
però, che l'uomo tiene il pesce davanti a sé, più vicino
all'obiettivo. Se si guardano le dita della mano destra dell'uomo ci si può
fare un'idea migliore. La testa appare molto grossa, ma anche questo è
una conseguenza della maggiore vicinanza all'obiettivo. In fin dei conti, il
pesce ha una lunghezza che rientra nelle misure della sua specie. D'altra parte
è difficile pensare che un pesce avrebbe guadagnato tanta fama solo per
una lunghezza superiore ai dati conosciuti. Con ogni probabilità a decretare
il suo successo mediatico avrà contribuito anche l'aspetto che, per i
canoni estetici della maggioranza delle persone, potrà sembrare un po'
"mostruoso". Anche da questo punto di vista, però, non c'è
nulla strano: è il normale aspetto di un pesce lupo.
"Effetto Fukushima?". Il riferimento è ovviamente all'incidente
della centrale nucleare. Come si è detto l'aspetto e la grandezza del
pesce sono in realtà normali e quindi non vi è nessuna causa anomala
da cercare. Tra l'altro l'idea che le radiazioni rendano gigantesco un animale
ha riscontro nei film di fantascienza, da Godzilla a La donna alta
50 piedi a tanti altri, più che nella realtà. Il riferimento
a Fukushima, in realtà, non parla tanto dell'animale (per il quale non
ha senso) quanto dei timori delle persone. Un pesce apparentemente (ma non realmente)
strano pescato in Giappone viene collegato all'incidente nucleare.
"Fa discutere". Ma "fa discutere" chi? Se a discutere fossero
degli ittiologi o degli esperti degli effetti delle radiazioni sugli organismi,
allora la notizia avrebbe senso. Ma, come si è detto, gli esperti certamente
vedono che è semplicemente un normale pesce lupo. E allora chi "fa
discutere"? Qualche fantasioso blogger o frequentatore di social network?
In tal caso, si può pensare che il giornale avrebbe fatto meglio a consultare
un esperto e dare una risposta ai lettori.
Ora passiamo alle spiagge del titolo della conferenza e cominciamo con un caso
italiano.
Campobello di Mazara, 1968
Nelle foto vediamo un animale ridotto a scheletro. In quella a colori qui sopra si vede lo scheletro da una visione laterale, mentre in quella in bianco e nero (sotto) c'è una visione frontale del cranio con la mandibola appoggiata per terra. Osservando le gambe delle persone dietro, si nota che è un animale molto grosso. Sono state fatte molte ipotesi su cosa fosse. C'è l'ipotesi dell'animale sconosciuto. In questo caso, un misterioso rettile marino era disegnato sulla copertina e nelle pagine dell'articolo della "Tribuna illustrata" (da cui sono tratte le foto). Ci fu anche chi disse che qualche giorno prima aveva visto nuotare nel mare lo strano rettile. Se, però, si guarda come è lo scheletro, non ricoperto da alcun brandello di carne o altro, si può capire che l'animale non poteva certo essere vivo qualche giorno prima. La decomposizione richiede un certo tempo (dalla cronaca del ritrovamente sembra che sia stato trovato così e non sia stato ripulito). Quindi possiamo pensare che chi ha detto di averlo visto vivo si è inventato la storia dopo che è uscita la notizia. E' una cosa che talora accompagna le storie di animali misteriosi: in seguito alla notizia, salta fuori qualcuno con testimonianze poco attendibili. A qualcuno piace finire sul giornale.
Sono state fatte ipotesi che chiamano in causa animali conosciuti. Una è
quella del coccodrillo, che non è certo un animale che ci aspettiamo
di trovare nel mare della Sicilia. Un articolo sui presunti mostri marini della
rivista "Focus", riprendendo questo caso parecchi anni dopo, ha affermato
che sicuramente era un cetaceo (e su questo siamo d'accordo) e ha formulato
due ipotesi: una pseudorca o un globicefalo. La mia ipotesi, però, è
che si trattasse di un altro cetaceo, uno zifio. Cercherò di mostrare
che è questa la soluzione corretta e come ci si può arrivare.
Lasciamo da parte il mostro sulla copertina della "Tribuna illustrata":
è una bella illustrazione, ma non è un'ipotesi con valore scientifico.
Dell'animale vediamo solo lo scheletro. Non è un male: in fondo è
più facile quando si vede lo scheletro che non quando l'animale è
in via di decomposizione. Le caratteristiche dello scheletro sono utili per
l'identificazione. Può essere di grande utilità anche osservare
i denti (come faremo in casi che vedremo in seguito - in questo caso i denti
mancano, ma guarderemo gli alveoli dentari). Quando è semidecomposto,
invece, non ha l'aspetto di quando era vivo e, se parte dei tessuti coprono
scheletro e denti, nascondono punti di riferimento utili. Insomma, se non lo
troviamo con l'aspetto di quando era vivo, possiamo capire più facilmente
qualcosa se sono in vista ossa e denti piuttosto che se la carcassa è
ancora coperta da tessuti in decomposizione.
Cominciamo con la mandibola, che è stretta e ha, sulla punta, due buchi
che nei disegni della "Tribuna illustrata" erano interpretate come
le narici del "mostro". In realtà sono alveoli dentari, cioè
fori dove erano alloggiati denti, andati persi. Già qui le ipotesi dell'articolo
di "Focus" cadrebbero, dato che la pseudorca e il globicefalo hanno
la mandibola con diversi denti. Invece lo zifio (o, meglio, il maschio dello
zifio) ha proprio due soli denti, sulla punta della mandibola.
Il cranio a prima vista potrebbe non sembrare quello di uno zifio. Talvolta
si danno per scontate cose che scontate non sono e la soluzione può essere
semplice se si capovolge quel che, senza pensarci, è dato per scontato.
In questo caso, si deve proprio capovolgere in senso letterale. Banalmente,
nella ricostruzione dello scheletro che si vede nella foto il cranio è
stato messo sottosopra.
Montauk (USA), luglio 2008
Il "mostro di Montauk" (nell'immagine qui sopra, da Wikipedia)
ha avuto un grande successo, anche perché eravamo già nell'era
di internet e la diffusione delle immagini era così facilitata. Sono
state proposte molte ipotesi. Si è parlato di diversi animali ed è
stato anche ipotizzato che si trattasse un falso, creato virtualmente con un
programma grafico o materialmente con sostanze come il lattice.
C'è stata anche l'ipotesi complottista. Vicino a Montauk c'è il
Centro di ricerca sulle malattie animali di Plum Island e qualcuno ha lanciato
l'idea (se così si può definirla) di un esperimento genetico mal
riuscito fatto in quel centro. E' ovviamente una storia da fantascienza. Come
dicevamo, queste storie più che dell'animale in questione parlano delle
paure diffuse. Abbiamo detto prima, nel caso del pesce lupo, del timore per
le radiazioni di Fukushima e qui abbiamo invece la diffidenza verso l'ingegneria
genetica. C'è anche un romanzo di Nelson DeMille che fa riferimento a
Plum Island (si intitola proprio Plum Island - nella traduzione italiana,
Morte a Plum Island). Mettendo nella casella di ricerca di Google Immagini
il nome del centro, nelle prime due righe di risultati escono due immagini del
mostro, il che indica che molti siti hanno collegato l'animale di Montauk al
centro, che ovviamente non c'entra nulla. La voce, pur se priva di senso, era
talmente diffusa che il Centro aveva addirittura rilasciato un comunicato per
chiarire che non aveva nulla a che fare con la bestia di Montauk.
Scartiamo anche l'ipotesi della tartaruga senza corazza. Si vede che non è
una tartaruga. Le zampe, per esempio, non sono certo da tartaruga. Inoltre l'idea
della tartaruga senza corazza è più complicata di quel che crede
chi la avanza. La corazza non è un qualcosa in cui la tartaruga si rifugia
e da cui può uscire e allontanarsi. Fa parte del suo corpo. Se venisse
strappata, si dovrebbe vedere qualche segno sul corpo dell'animale.
Un articolo sul sito Gawker
ha affermato che il mostro era un vole, nome che indica un gruppo di
roditori del quale fanno parte le nostre arvicole (per semplicità useremo
il termine "arvicola"). E' interessante la frase scritta sulla foto:
"With a small amount of research I think it's safe to say this isn[']t
a new animal or "satan"". Il problema è che non sempre
"una piccola quantità di ricerca" è sufficiente per
offrire la soluzione. Le immagini scelte per rappresentare l'arvicola sono evidentemente
prese a caso da una ricerca con Google Immagini. La cosa buffa è che
nessuna delle immagini che sono state selte per mostrare un'arvicola raffigura
realmente un'arvicola. La prima immagine è quella del cranio di un enorme
roditore preistorico, la Josephoartigasia monesi. Le due che seguono
sulla stessa riga sono immagini di nutrie. Nella riga sotto il primo è
un rakali (Hydromys chrysogaster), un roditore australiano. L'immagine
con la scritta "radiografia di un water rat" (water rat,
"ratto d'acqua", è un altro nome per le arvicole - o anche
per il rakali) in realtà è la radiografia di un ratto. Insomma,
non ne ha azzeccata una.
Sull'immagine di Gawker sono stati fatti dei segni colorati per indicare alcuni particolari. Quello rosso indica la presenza di una mosca sul corpo dell'animale e questo potrebbe dare un'idea delle dimensioni (ben maggiori di quelle di un'arvicola). Il segno verde vuole mostrare che la coda è lunga e affusolata come quella delle arvicole (anche se, come detto, gli animali con cui fa il confronto fotografico non sono arvicole), ma non è che questo significhi tanto: sono moltissimi gli animali con una coda lunga e affusolata e inoltre non è detto che l'aspetto della coda di una carcassa sia uguale a quello che aveva l'animale da vivo. Per esempio, gli scoiattoli hanno una coda con folto pelo: se perdesse il pelo sarebbe anch'essa affusolata. Con il segno blu indica le dita affusolate, ma anche questo non è un segno così distintivo: non solo qualche roditore ha dita allungate (anche gli uomini hanno dita allungate, per esempio). Con il segno giallo, poi, vuole indicare i denti, ma commette un errore. Per quanto riguarda la mandibola, nella foto della bestia di Montauk il segno giallo evidenzia nella mandibola un canino mentre nel cranio fossile della Josephoartigasia è un incisivo. Per la mascella, nel cranio fossile è indicato l'incisivo superiore, mentre per il "mostro" quel che è indicato non è neppure un dente: è una parte della mascella e sembra appuntita perché una parte dell'osso è nascosta dalla sabbia. Insomma, per avere ragione non basta proporre una soluzione apparentemente razionale e scartarne una assurda.
Ora diamo un'occhiata ai denti. Nell'immagine qui sopra si vedono bene alcuni
denti della mandibola, un canino (C) e quattro premolari (da P1 a P4). La dentatura
non è certo quella di un roditore: i roditori non hanno canini né
premolari: tra gli incisivi e i molari, sia sulla mascella che sulla mandibola,
c'è un tratto senza denti (diastema). La dentatura è tipica di
un mammifero dell'ordine dei carnivori, come un cane e un procione, che hanno
una dentatura molto simile. Le dita affusolate, comunque, sono da procione e
non da cane.
Possiamo tornare a quanto si diceva sulla coda: quando l'animale era vivo e
la coda era ricoperta da pelo, certamente non assomigliava a quella di un roditore
come la nutria o il rakali.
McIvers (Canada), 2010
Quello che si vede è solo un pezzo di un animale. C'è una parte
più grossa e poi una striscia allungata. Dalla foto è davvero
difficile capire cosa sia. Qualcuno ha detto che era un calamaro pensando che
la parte di forma allungata fosse un tentacolo, ma così non è.
A un esperto che lo aveva visto da vicino, parevano tessuti di un cetaceo -
e aveva ragione. Vi do la risposta: è una parte del corpo di una balenottera
azzurra.
Potrete a questo punto chiedermi: come si fa ad attribuirla a una specie precisa
dato che non si vede praticamente nulla che possa aiutarci a capirlo? In questo
caso ho seguito un indizio che non è relativo alla carcassa: nell'articolo
si diceva che uno scienziato di un istituto canadese era andato a esaminare
l'animale e così ho scritto una email all'istituto per sapere se avevano
raggiunto una conclusione. Mi hanno risposto che hanno fatto l'analisi del dna
su un campione di tessuto preso dalla bestia ed è risultato che era una
balenottera azzurra.
E' un'idea che potrebbe essere suggerita a tanti giornali che elencano ipotesi
anche assurde e si dimenticano magari di fare la cosa più logica: mettersi
in contatto con chi ha esaminato l'animale (o comunque a un esperto). Tra l'altro,
in genere le istituzioni scientifiche rispondono e lo fanno in tempi brevi.
Dunque, caso risolto affidandoci agli esperti.
Cagliari, 2013
Torniamo in Italia, alla spiaggia del Poetto, a Cagliari. Riprendiamo il discorso
sulle dimensioni degli animali nelle foto. In questa foto, senza punti di riferimento
evidenti, può essere difficile valutarne ad occhio la grandezza. Se il
giornale parla di "mostro" o presenta l'ipotesi (come in questo caso)
che possa essere un coccodrillo, chi legge può essere portato a vederlo
come un animale molto più grosso di quello che è in realtà.
Che non sia un coccodrillo, comunque, lo si vede subito. Tra le altre congetture
avanzate torna fuori la solita tartaruga senza corazza, un classico dei mostri
sulle spiagge, e poi sono state nominate anche l'iguana e la nutria. O un alieno,
perché no? Un'idea strampalata non la si nega a nessuno. Quindi, dopo
le mostruosità causate dalle radiazioni e gli esperimenti genetici, ecco
gli alieni.
Prima ho detto che è bene sentire gli esperti. Anche gli addetti ai lavori,
però, possono sbagliare. In questo caso, un veterinario intervistato
dalla tv locale Videolina aveva risposto che si trattava di un cane. Se si guarda
il cranio, però, si vede subito che non è un cane. Il "mostro"
di Cagliari è chiaramente un gatto. La forma del cranio è ben
riconoscibile: nell'immagine il cranio dell'animale del Poetto è messo
a confronto con il cranio di un (altro) gatto (foto dal sito della University
of Washington).
La visione frontale conferma che si tratta di un gatto. La fossa nasale può sembrare più ampia nell'animale della spiaggia cagliaritana. In realtà, non è più ampia la fossa: semplicemente il "mostro" del Poetto ha perso l'osso nasale e una parte dell'osso premascellare, come si può notare nell'immagine qui sotto che mette a confronto il cranio dell'animale della spiaggia cagliaritana (a sinistra) con uno che ha tali ossa integre (a destra - foto di Forest e Kim Starr, da Wikimedia Commons).
Anche i denti confermano l'identificazione con un gatto. Nelle immagini sotto (tratte dal telegiornale di Videolina - ho aggiunto le lettere per indicare i denti: C = canino, P = premolare, M = molare) si vedono i denti della mascella e della mandibola (il confronto con le dita, coperte da un guanto di lattice, di chi tiene l'animale ci mostra che in effetti l'animale non è molto grande). La dentatura è quella di un gatto.
Bay of Plenty (Nuova Zelanda), 2013
Il "mostro" della Bay of Plenty, invece, è un animale molto
grosso. Nell'immagine (da un video
caricato su Youtube da Elizabeth Ann) non abbiamo punti di riferimento (sarebbe
una buona idea mettere qualcosa di dimensioni conosciute vicino alla carcassa
che si fotografa), ma le cronache riferiscono che era lungo diversi metri.
Per dare un'identità al "mostro" sono stati chiamati in causa
rettili marini preistorici oppure un dinosauro. Tra gli animali attuali, si
è parlato di un coccodrillo o di un cetaceo. Anche in questo caso guardiamo
i denti. I coccodrilli hanno denti completamente diversi. Quelli dell'animale
della Bay of Plenty sono denti da cetaceo (ovviamente parliamo di cetacei odontoceti,
quelli con i denti: come è noto, l'altro grande gruppo di cetacei, i
misticeti, è invece caratterizzato dai fanoni). Possiamo prendere in
considerazione l'orca, la pseudorca e il globicefalo. La forma arrotondata della
pinna ci fa pensare all'orca: pseudorca e globicefalo hanno una pinna falcata.
East Haven (Scozia), 2013
Anche sulla carcassa trovata sulla spiaggia di East Haven, in Scozia, sono
nate diverse ipotesi. Ci sono le solite ipotesi fantasiose come il mosasauro
(un rettile preistorico) e, visto che siamo in Scozia, il mostro del Loch Ness
che evidentemente ha deciso di fare una gita al mare. Passando agli animali
esistenti e tuttora viventi, sono state fatte le ipotesi che fosse una molva,
un grongo, un regaleco. Qualcuno ha nominato il luccio che, però, non
è un pesce di mare, quindi si dovrebbe capire come è finito su
una spiaggia marina.
In una foto si vede un uomo che ha avuto la buona idea di sollevare l'animale
tenendolo con il braccio teso e facendo in modo che il muso toccasse per terra.
Il fatto che il muso tocchi il terreno dà un punto di riferimento (ed
evita il rischio che una prospettiva forzata) e si può così pensare
che l'animale fosse lungo più o meno quanto era alta la persona che lo
teneva (questa foto, come quella sopra, sono tratte da un articolo di Grindtv.com
con attribuzione a David Mackland e alla pagina Facebook OurCarnoustie).
Come si diceva, sarebbe bene che i giornali chiedessero agli esperti ed è quello che, in effetti, un giornale ha fatto, rivolgendosi al St Andrews Aquarium, ricevendo due possibili soluzioni: il grongo e il regaleco. O, almeno, così riferisce il giornale. Può anche essere che ci sia stato un malinteso. In ogni caso chiaramente non si tratta di un regaleco. Basta guardare il muso: quello del regaleco è piuttosto squadrato, mentre quello della bestia di East Haven è più appuntito. L'altra ipotesi è invece a mio parere quella corretta. La forma del cranio e la lunga fila di dentini corrispondono perfettamente, come si vede nell'immagine qui sotto che mette a confronto il muso dell'animale di East Haven con il cranio di un (altro) grongo (foto di Pavel Huber da Biolib.cz).
In conclusione:
- Spesso viene fatto del sensazionalismo e si riferiscono ipotesi davvero strampalate.
- Certe ipotesi (se così possiamo chiamarle) più che la zoologia
riflettono i timori delle persone (effetti delle radiazioni, ingegneria genetica)
e la tendenza a vedere complotti ovunque ("chissà cosa faranno veramente
nel Centro per le malattie degli animali?"). Chi vuol trovare sempre un
complotto forse si sente così più acuto degli altri, ma il problema
è che di norma finisce per dire assurdità.
- Il "mostro" può avere un suo fascino, ma credo che sia altrettanto
e più affascinante cercare di scoprire l'animale reale che si nasconde
dietro al "mostro".
- Ci sono particolari che ci possono aiutare a riconoscere l'animale: il cranio
e le altre ossa, i denti, altri tratti anatomici. Internet ci può dare
un grosso aiuto, fornendoci immagini per fare un confronto. Google Immagini
è molto utile, ma è sempre bene controllare se l'immagine è
realmente quel che cercavamo (in caso contrario, per ricordare uno dei casi
che abbiamo visto, si potrebbero prendere per foto di arvicole quelle che sono
immagini di altri roditori). Con ricerche neppure troppo lunghe si possono,
se non altro, scartare un buon numero di ipotesi riportate dai media.
FONTI:
Per altri dettagli e riferimenti bibliografici, rimando agli articoli che ho scritto sui casi presentati nella conferenza e che sono elencati qui sotto:
Campobello di Mazara, 1968: Mostri dei mari italiani, 1 febbraio 2011, http://bibliotopia.altervista.org/zoologia/mostrimareit.htm
Montauk, 2008: La bestia di Montauk, "Mah",
n.13, settembre 2008, pp.1-3, http://bibliotopia.altervista.org/pubblicazioni/mah/mah13montauk.htm
McIvers, 2010: Il mostro di McIvers, "Mah",
n.29, settembre 2012, pp.1-2, http://bibliotopia.altervista.org/pubblicazioni/mah/mah29mcivers.htm
Cagliari, 2013: Il coccodrillo che miagolava, "Scetticamente", 7 maggio 2013, http://www.scetticamente.it/articoli/creature-misteriose/205-il-coccodrillo-che-miagolava.html
Bay of Plenty, 2013: Un mostro in Nuova Zelanda?, "Scetticamente", 18 maggio 2013, http://www.scetticamente.it/articoli/creature-misteriose/207-un-mostro-in-nuova-zelanda.html
East Haven, 2013: Un animale misterioso in Scozia, "Scetticamente", 19 giugno 2013, http://www.scetticamente.it/articoli/creature-misteriose/208-un-animale-misterioso-in-scozia.html
Le immagini in questa pagina sono usate secondo la legge 22 aprile 1941, n.633, articolo 70, comma 1 bis (introdotto dalla legge 9 gennaio 2008, n.2), che consente "la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro".
Giorgio Castiglioni, bibliotecario a Colverde e Moltrasio,
è redattore di "Mah".
Comunicazioni: mah.giorgio AT gmail.com