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MAH, n.4, giugno 2006, p.2
LIBRI
Nicola Lagioia, Babbo Natale : dove
si racconta come la Coca-Cola ha plasmato il nostro immaginario, Roma :
Fazi, 2005.
Tranquilli, il nostro “mah” non riguarda l’esistenza di Babbo
Natale (tanto ci ha già pensato il vescovo di Como Alessandro Maggiolini
a dire ai bambini che non esiste…), ma la co-protagonista di questo libro
di Nicola Lagioia, la Coca-Cola. Attorno alla più famosa e potente bibita
del mondo è fiorita una nutrita serie di leggende metropolitane. La più
ovvia, visto il nome della bevanda, è quella secondo la quale conterrebbe
cocaina. Come in altri prodotti di quei tempi, nella Coca-Cola degli inizi c’era
in effetti cocaina che si riteneva potesse avere, in determinate dosi, proprietà
positive. Dal 1903, comunque, non ce n’è più traccia (pp.29,
33). C’erano anche, riferisce Lagioia, “testimoni, chimici, periti
tecnici, residuati del Ku Klux Klan pronti a giurare che dipendenti negri della
Coca-Cola riempivano di sputi le botti di sciroppo durante le ore di lavoro”
(p.35). E ancora: “in Italia i movimenti di sinistra provarono a diffondere
vere e proprie leggende metropolitane: la Coca-Cola faceva venire i capelli
bianchi, era dannosa per la salute, provocava la colite. Si diffuse persino
la voce che a Lambach, in Austria, gli stabilimenti per l’imbottigliamento
della Coca-Cola nascondessero un arsenale nucleare degli Stati Uniti”
(p.98).
Massimo Biondi, Misteriose presenze : viaggio tra
case infestate e luoghi maledetti, Milano : A. Mondadori, 2005.
Secondo Massimo Biondi le infestazioni sono una realtà, anche se non
sono causate da fantasmi, ma da “un fattore o un insieme di fattori ai
quali alcuni individui, per proprie caratteristiche personali, reagiscono costruendosi
esperienze psichiche anomale” (p.191). In particolare, a suo parere, i
campi geomagnetici ed elettromagnetici potrebbero far sentire presenze o vedere
fantasmi a chi avesse una “sensibilità neurologica” peculiare
(cfr pp.58-59). Questa spiegazione “naturalistica” appare, però,
poco convincente e, soprattutto, non suffragata da prove concrete. Secondo l’autore,
anche i dati forniti dagli strumenti risulterebbero, in certe zone “infestate”,
alterati. Ci sembra, però, che ciò non sia mai successo in condizioni
di controllo stretto da parte di osservatori indipendenti.
Interessante il capitolo (il quinto) sui fantasmi nella letteratura e nel cinema.