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MAH, n.4, giugno 2006, pp.3-4

Animali misteriosi
POLLI SENZA TESTA
di Giorgio Castiglioni

La gloria locale di Fruita, nel Colorado (USA), è “Mike the Headless Chicken” (Mike il pollo senza testa) che, si narra, sarebbe vissuto per un anno e mezzo, tra il 1945 e il 1946, dopo che gli era stata tagliata la testa dal suo proprietario Lloyd Olsen. Mike sarebbe stato nutrito facendo cadere nell’apertura del collo acqua e latte, somministrati con un contagocce, e piccoli chicchi di grano.
Mike ha il suo sito su internet ed è finito anche nell’edizione per il 2005 del Guinness dei primati, che lo celebra come record di sopravvivenza prendendo dunque per buona la notizia.
Per accreditare maggiormente lo straordinario avvenimento, si racconta che Mike fu esaminato anche dagli esperti di un’università, la University of Utah. Ho quindi interpellato tale istituto per sapere se a loro risultava qualcosa sulla curiosa vicenda e se poteva esserci almeno qualche riferimento reale che, magari per qualche esagerazione o erronea interpretazione, poteva aver dato origine alla buffa storia del pollo senza testa.
“Quel che in breve posso rispondere è: non lo so” mi ha risposto Lee Siegel, addetto alle relazioni pubbliche della University of Utah per l’ambito scientifico “Non sono mai riuscito a trovare nessuno alla nostra clinica che ne sapesse qualcosa, né ci è riuscito il dipartimento di pubbliche relazioni della clinica stessa. In ogni caso, dal 1945 di tempo ne è passato parecchio e così, se fosse vero, chiunque avesse avuto a che farci non sarebbe più lì da un bel pezzo”.
“Vera o no” conclude Siegel “è una storia divertente”.
Se quella di Mike ha acquisito una notorietà duratura, non è però l’unica storia di polli che sarebbero sopravvissuti per lunghi periodi al taglio della testa. Tra le pagine di un quotidiano locale comasco, “L’Ordine”, ho trovato altri tre casi e certamente se ne potranno rintracciare altri altrove (chi li trovasse può segnalarli alla nostra rivista).
Alla fine del 1879, “L’Ordine” ospitò nelle sue pagine quella che definì “una curiosa notizia, che oltrepassa i limiti di tutto quanto di più fantastico è finora uscito dalle immaginazioni degli Jankees [sic]”. Il fratello di Martin Ryan, telegrafista e cantoniere a Micreek Bridge, aveva tagliato la testa ad un gallo. La cuoca che doveva cucinarlo ebbe però una sorpresa: nonostante la decapitazione, l’animale era ancora vivo. Martin volle quindi tenerlo come curiosità e trovò il modo di alimentarlo: “Il gallo decapitato è nutrito per mezzo di un cucchiaio con cui gli si cacciano gli alimenti nell’esofago. Esso non dimostra di soffrirne, e la sua digestione è ammirabile”. Centinaia di persone erano andate a vedere il prodigioso pollo.
“Molti faran le spalluccie dell’incredulo,” concludeva l’articolo “ma, dicano, non hanno essi veduto mai anche tanta buona gente, non solo mangiare e andare a spasso, ma anche parlare e perfin ragionare, senza testa?”
Non sono riuscito a trovare nessun posto chiamato “Micreek Bridge”. Potrebbe, però, trattarsi di un semplice refuso del quotidiano comasco o della sua fonte. Le parole creek (torrente, ruscello) e bridge (ponte) si trovano spesso nei toponimi e, come si può verificare semplicemente scrivendo “creek bridge” nella casella di un motore di ricerca in internet, esistono diverse località il cui nome termina con questi due sostantivi.
Un articolo del 1895 dello stesso quotidiano raccontava una analoga vicenda della quale sarebbe stata protagonista una donna di Littleton di nome Y. A. Scott. Dopo aver tagliato la testa ad un pollo, chiamata dal figlio, si era allontanata. Al suo ritorno, “atterrita”, aveva visto “che il pollo, senza testa, passeggiava tranquillamente nel cortile”. Il marito notò che era rimasto attaccato al collo “un orecchio e la parte di dentro del capo”. Per nutrirlo “gli versò acqua nella gola e il pollo trangugiò, poi pane inzuppato nel latte, e così tutti i giorni, e il pollo visse”. Ad un esame sarebbe risultato che con il taglio era stato tolto il cervello, ma non il cervelletto. Secondo l’articolo, del caso avrebbe parlato anche un professore di fisiologia all’Università di Denver, il dottor E. R. Axtell.
Tanto per cominciare, è veramente esistito un professore con questo nome? Steven P. Fisher, archivista dell’università, mi risponde affermativamente: a quel tempo là c’era effettivamente un professor Edwin Axtell. Anche la collocazione geografica della vicenda è plausibile. “Littleton è un sobborgo alla periferia meridionale di Denver” osserva Fisher “La nostra università, la Denver University, è situata nella parte sud di Denver, non lontano da Littleton. Quindi questo funziona”. Nessuna notizia, però, del pollo.
Nel 1955 ecco un altro gallinaceo senza testa, anche questo negli Stati Uniti. W. T. Gilcrease, agricoltore di San Antonio, aveva tagliato la testa ad una gallina, ma questa “si mise a correre in giro per il cortile, perdendo solo un po’ di sangue dal collo”. Un veterinario avrebbe detto che “probabilmente […] aveva una strana deformazione, per cui il cervello ed i centri nervosi si erano trasferiti nel collo”. L’agricoltore decise di tenere la bestiola. “Cominciò ad alimentare la gallina senza testa introducendo mangime ed acqua nell’esofago del volatile, che non aveva perso l’appetito, attraverso l’apertura del collo”. La Società per la protezione degli animali, però, reputò una crudeltà tenere viva la bestia in quelle condizioni e chiese che fosse uccisa.
Ma sono credibili queste storie?
Anche chi è abituato a trattare con notizie fuori dall’ordinario resta perplesso.
“Una leggenda metropolitana” commenta deciso il criptozoologo Maurizio Mosca. E in effetti il modo di dissetare e nutrire l’animale versando acqua e cibo nell’apertura del collo suona proprio come i surreali espedienti che ricorrono in alcune leggende metropolitane.
Umberto Cordier, “fortiano” (ovvero raccoglitore di informazioni su fatti anomali sull’esempio di Charles Hoy Fort), autore, tra l’altro, di una Guida all’Italia misteriosa, così commenta: “Direi che anche per un fortiano la cosa rasenta l’impossibile”.
Chi ha allevato pollame non resta stupito nel sentir parlare di un pollo che cammina dopo che gli è stata tagliata la testa (e la stessa cosa mi è stata riferita di un’anatra). Mi è stato detto che è meglio tenere i polli anche dopo il taglio del capo perché possono ancora scappare. “Mio nonno aveva ucciso un gallo e l’aveva messo in un secchio” mi hanno raccontato “Quando è tornato a prenderlo a prenderlo, il gallo non c’era più. E’ stato ritrovato più in là”. In un romanzo di Niccolò Ammaniti (Io non ho paura, Torino : Einaudi, 2001, p.35) c’è un paragone con “i polli, che anche senza testa sbattono le ali”.
Mosca, che è un veterinario, conferma che per un periodo limitato dopo il taglio della testa i polli (e non solo loro) possono continuare a camminare. Si parla, comunque, sempre di un breve tempo e non certo di giorni e mesi come nei quattro esempi americani citati.
E’ possibile che l’aver visto questo fenomeno di breve durata abbia fatto nascere queste incredibili storie di pollame che sopravvive per un lungo periodo senza testa? “Probabilmente l’ipotesi è corretta” annuisce Cordier “Queste storie derivano dall’osservazione di una breve permanenza dei movimenti muscolari anche dopo la decapitazione”.


FONTI:
Su Mike:
Guinness World Records 2005, Milano : A. Mondadori, 2004, p.41;
http://www.miketheheadlesschicken.org/story.html;
http://en.wikipedia.org/wiki/Mike_the_Headless_Chicken.
Altri casi citati:
Cronaca e Varietà, in “L’Ordine”, 18-19 dicembre 1879, p.4; Senza testa si può vivere?, in “L’Ordine”, 4 febbraio 1895 p.2; La gallina senza testa non ha perso l’appetito, in “L’Ordine”, 16 gennaio 1955, p.IV.
Un ringraziamento a Marianna Andreoli, Maria Grazia Cesana, Umberto Cordier, Steven P. Fisher, Maurizio Mosca, Cristina Piazzoli, Lee Siegel.
Un ringraziamento speciale a Fiorangela Monti per avermi segnalato il passo nel libro di Niccolò Ammaniti e per essere stata la migliore mamma che potessi avere.