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MAH, n.45, settembre 2016, pp.1-4

LIBRI

Alberto Mantovani, con Monica Florianello, Immunità e vaccini : perché è giusto proteggere la nostra salute e quella dei nostri figli, Milano : A. Mondadori, 2016
“Cinque vite salvate nel mondo ogni minuto, 7200 ogni giorno, 25 milioni di morti evitati entro il 2020.” Il libro si apre (p.3) con questi numeri che illustrano l'impatto positivo che i vaccini hanno sulla salute umana. Se, però, da una parte ci sono i dati scientifici che mostrano l'importanza delle vaccinazioni, dall'altra “ogni giorno questi dati incontrovertibili si scontrano con le numerose leggende metropolitane che vorrebbero legare l'utilizzo dei vaccini all'insorgenza di malattie gravi, come l'autismo o la sclerosi multipla: falsi miti che aumentano la diffidenza delle persone nei confronti delle vaccinazioni, mettendo seriamente a rischio la salute di tutti” (p.3). L'intento dell'autore è dunque quello di dare informazioni scientifiche sul sistema immunitario e sui vaccini e di mostrare l'inconsistenza di “false credenze popolari” che, anche se prive di fondamento, “contrastano e offuscano anche le evidenze scientifiche più oggettive e razionali” (p.7).
Il libro ricorda che le vaccinazioni “sono importanti non solo per il singolo che le effettua, ma anche indirettamente per tutta la comunità”. Chi è immune, infatti, non essendo attaccato dalla malattia, neppure la trasmette e quando ciò avviene per una percentuale sufficientemente alta di persone di crea quella che viene definita “immunità di gregge”: chi è immune ferma il contagio e protegge la percentuale residua che non è immune per mancata vaccinazione o perché il vaccino non ha avuto effetto (p.34). Già nell'introduzione, viene sottolineata l'importanza di raggiungere l'immunità di gregge per tutelare la salute di chi, per ragioni mediche, non può ricevere le vaccinazioni (pp.3-5). Un programma di vaccinazioni esteso che impedisca la trasmissione di un patogeno che non ha serbatoi esterni può puntare anche all'eradicazione totale della malattia, come è avvenuto con il vaiolo. Viceversa, la diminuzione della copertura vaccinale può portare alla ricomparsa di malattie che erano sotto controllo. Viene citato il caso della Siria dove la mancanza delle vaccinazioni ha portato alla ricomparsa della poliomielite (pp.6, 37; cfr p.40: “siamo – o forse è meglio dire «eravamo» - non lontani da un traguardo epocale quale l'eradicazione della poliomielite”).
Purtroppo in Italia, come altrove, si sta assistendo a un calo delle percentuali di vaccinazioni pediatriche (pp.37, 63, 65) in seguito alla diffusione di affermazioni senza fondamento su presunti danni causati dai vaccini, come quella secondo la quale le vaccinazioni (il riferimento è in particolare al vaccino trivalente per morbillo, parotite e rosolia) favorirebbero l'insorgere dell'autismo (pp.62-66, 126). Un ruolo chiave nella diffusione di questa infondata asserzione è stato giocato da un famigerato articolo di Andrew Wakefield. L'articolo, scrive Mantovani, è stato “rilevato essere un falso, è stato smentito ripetutamente e in tutti i modi – oltre che ritirato dalla rivista che lo pubblicò – e sull'integrità dell'autore, Andrew Wakefield, sono stati sollevati dubbi gravissimi che hanno portato alla sua espulsione dall'ordine dei medici inglesi”. Nonostante la lunga serie di confutazioni, la leggenda metropolitana dell'autismo causato dai vaccini resiste a causa della propaganda dei “cosiddetti movimenti antivaccinali” e, nota opportunamente l'autore, la situazione è “aggravata anche, purtroppo, da sentenze della magistratura” nelle quali si affermava una correlazione, in realtà inesistente, tra la vaccinazione e l'autismo, assegnando per questo un risarcimento per danni da vaccinazione (naturalmente i genitori di figli affetti da autismo hanno comunque diritto alla migliore assistenza che lo Stato può offrire in tale caso, ma le vaccinazioni non c'entrano per nulla con l'autismo).
Secondo la propaganda antivaccinista il tiomersale (conosciuto anche come thimerosal), “un sale di mercurio usato, a dosi bassissime, per impedire la crescita batterica” nei vaccini, sarebbe una causa dello sviluppo dell'autismo. I dati mostrano che l'affermazione è falsa e, comunque, il tiomersale da anni non è più presente nei vaccini in uso nel nostro paese così come in altri (p.70).
Un'altra leggenda metropolitana è “il presunto sovraccarico del sistema immunitario”. Secondo gli antivaccinisti i vaccini pediatrici sarebbero un carico troppo pesante per essere retto dal sistema immunitario dei bambini. In realtà, “ogni giorno il nostro sistema immunitario si confronta con un numero e una varietà impressionante di microbi”. Se il sistema immunitario non va per questo in “sovraccarico” (concetto che, peraltro, i sostenitori di questa idea non definiscono in modo preciso), non è dunque neppure pensabile che ciò avvenga per le vaccinazioni dato che, rispetto a tale “incontro con questo vastissimo universo di microbi […] l'immunizzazione con i vaccini è poca cosa” (pp.66-67).
Esistono reazioni avverse ai vaccini, ma non hanno nulla a che vedere con queste “vere e proprie leggende metropolitane” (p.61). Le reali reazioni avverse sono rare e generalmente di lieve entità. Quelle significative sono rarissime. Ovviamente tali possibili, per quanto non molto probabili, danni vanno confrontati con i vantaggi che i vaccini offrono e con i rischi che la mancanza di vaccinazioni comporta. Il bilancio è indubbiamente favorevole alle vaccinazioni: “possiamo affermare con estrema tranquillità che i benefici dell'utilizzo dei vaccini oggi disponibili sopravanzano di gran lunga i rischi” (p.59).
Un problema ben noto in medicina è la comparsa di ceppi di batteri resistenti agli antibiotici sino a quel momento usati con successo. Il libro fa notare che riducendo, grazie alle vaccinazioni, i casi di malattia, si useranno meno antibiotici e ciò “diminuisce proporzionalmente anche il rischio di sviluppo di ceppi batterici resistenti” (pp.97-98; cfr anche pp.93-94).

Andrea Grignolio, Chi ha paura dei vaccini?, Torino : Codice, 2016
Nonostante siano una delle scoperte che maggiormente hanno giovato all'umanità, la diffusione delle vaccinazioni è stata accompagnata sin dagli inizi da timori e avversione e da movimenti antivaccinisti (pp.21-26). Dai tempi di Edward Jenner a oggi sono stati presentati molti capi d'accusa contro i vaccini, ma, come nota l'autore, in tutto questo tempo “non un solo timore sollevato dagli antivaccinisti è stato confermato dai dati scientifici” (p.36).
Grignolio fa notare come le affermazioni degli antivaccinisti, che hanno ampia risonanza in internet, mostrano una serie di errori logici e scientifici.
Uno di questi errori è la confusione tra correlazione temporale e rapporto di causa ed effetto. Un noto esempio è quello di chi erroneamente accusa il vaccino trivalente per morbillo, parotite e rosolia di essere una causa dei disturbi dello spettro autistico dato che questi vengono talora notati dopo che il bambino ha ricevuto quella vaccinazione. In realtà, però, i sintomi vengono osservati alla stessa età in uguale misura anche tra i non vaccinati. Dunque c'è una correlazione temporale, ma non un rapporto di causa ed effetto (pp.54-56). Ci sono poi i fattori confondenti, ovvero “uno o più fattori diversi da quelli oggetto delle ricerca sono responsabili dell'associazione che abbiamo osservato” (p.57).
Tra gli antivaccinisti è frequente il richiamo a uno stile di vita “naturale”, come quello di un passato idealizzato, che rafforzerebbe l'organismo che verrebbe, invece, indebolito a loro dire dai farmaci e in particolare dai vaccini. I dati, però, dicono il contrario (pp.57-58).
Un altro errore fatto notare da Grignolio è quello del giudizio ex post. Se al termine di una stagione restano lotti inutilizzati di vaccini antinfluenzali, ciò non significa necessariamente che l'acquisto sia stato errato (o addirittura sia frutto di presunti favori al produttore): la decisione deve essere presa in anticipo e ci sono fattori che in quel momento non possono essere conosciuti (p.58).
Spesso gli antivaccinisti si appellano al principio di precauzione, sostenendo che è bene evitare di prendere una decisione quando non ci sia certezza che non possa portare, in tempi brevi o anche a più lungo termine, effetti negativi. Tuttavia, nota l'autore, “non esiste il rischio zero” e, d'altra parte, anche astenersi da un intervento può comportare pericoli. Quello che si può e si deve fare è bilanciare rischi e benefici tra le opzioni possibili (pp.59-61).
Molto spesso coloro che sostengono idee senza fondamento scientifico tentano di eludere la richiesta di prove dicendo che bisogna avere “apertura mentale”, ma, come ben scrive Grignolio, “l'apertura mentale consiste non nell'accettare opinioni solo perché alternative rispetto alle teorie consolidate, bensì nel rimanere aperti a tutte le ipotesi o critiche possibili, purché fondate su dati dimostrabili” (p.99). Giustamente l'autore classifica, dunque, come fallace l'idea di chi vorrebbe una par condicio tra posizioni favorevoli e contrarie ai vaccini nella presenza sui media e nelle decisioni politiche. Per una corretta informazione e per un serio dibattito politico, non ci si può limitare a tenere conto delle diverse idee che vengono proposte, ma si deve appurare quali siano basate su prove valide e quali, invece, siano affermazioni che non hanno fatti che le sostengono (pp.61-64).
Non esiste una “medicina alternativa”. Come scrive Grignolio, “esiste, piuttosto, la medicina, con i suoi dati, le prove, i protocolli standard e le sue regole di validazione per farmaci e terapie […]. Fuori da questa forma di medicina non c'è un'altra medicina, semplicemente non c'è niente” (p.99). A chi vuole che sia presa in considerazione una sua “teoria alternativa” va chiesto di fare uno studio che la dimostri e che sia sottoposto al giudizio della comunità scientifica (e opportunamente l'autore ricorda che l'onere della prova tocca a chi avanza l'idea: il proponente non può pretendere che altri ricercatori impieghino tempo e denaro, magari pubblico, per occuparsi delle sue idee) (pp.43-44).
Nell'ottobre del 2015 è stata sottoscritta da 150 medici italiani una lettera aperta che esprime dubbi sulle vaccinazioni. Può essere considerata una prova che anche tra i medici la questione è controversa? La risposta è no. Grignolio nota che 150 medici sono comunque un numero molto ridotto rispetto al totale dei medici presenti in Italia, anche se la parte minoritaria di medici antivaccinisti può apparire più consistente di quanto sia “perché fa un gran baccano sui media”. Questi medici contrari ai vaccini “giocano il ruolo mediatico delle vittime escluse dal sistema, rilasciano interviste e appaiono in tv, ma si guardano bene dall'argomentare le proprie tesi sulle riviste scientifiche” (pp.76-77). In una lettera aperta che parla di vaccinazioni sarebbe lecito aspettarsi di trovare la firma di qualche vaccinologo, epidemiologo e immunologo, ma, nota Grignolio, tra i 150 firmatari non se ne trova neppure uno. La grande maggioranza dei firmatari ha “specialità mediche che però non c'entrano granché con le vaccinazioni”. Ci sono 22 pediatri, ma la loro posizione non rappresenta certo un'opinione condivisa nella loro categoria (p.103). Gli estensori della lettera aperta fanno riferimento a quanto avrebbero osservato nella loro esperienza clinica, ma, senza dati raccolti con metodo scientifico, si tratta ovviamente di “argomenti […] inconsistenti da un punto di vista sperimentale” (p.102).
Il libro mostra l'infondatezza di affermazioni che di frequente sono proposte nella propaganda antivaccinista. Una dozzina di pagine (pp.64-76) sono dedicate al caso di Andrew Wakefield, le cui asserzioni sul legame tra vaccinazioni e autismo vengono ancora citate dagli antivaccinisti anche se si è dimostrato che sono completamente inattendibili e Wakefield è stato radiato dall'ordine dei medici britannico per cattiva condotta (pp.64-76).
Ingiustificati si sono mostrati, alla prova dei fatti, i timori avanzati per una serie di sostanze presenti nei vaccini come il thimerosal (p.80), la formaldeide (pp.80-82), lo squalene (pp.82-83), l'allume (p.83). Un altro cavallo di battaglia degli antivaccinisti è il presunto “sovraccarico” del sistema immunitario che sarebbe causato, a loro dire, da un numero eccessivo di vaccinazioni. Questo concetto di “sovraccarico”, tuttavia, non ha riscontro nella realtà. D'altra parte non si capisce come il sistema immunitario dei bambini possa essere “sovraccaricato” dalle vaccinazioni, ma non dalle ben più numerose stimolazioni che riceve in modo “naturale” (pp.84-85).
La diffusione di diverse malattie infettive è stata abbattuta (nel caso del vaiolo fino all'eradicazione totale) dall'introduzione dei relativi vaccini. Secondo la propaganda antivaccinista, basterebbe il miglioramento delle condizioni igieniche e sanitarie a spiegare tale diminuzione, ma, ancora una volta, i fatti smentiscono le affermazioni degli avversari dei vaccini. Grignolio cita due esempi recenti che sono eloquenti a questo proposito: l'esplosione della difterite nell'ex Unione Sovietica dopo il calo delle vaccinazioni e la scomparsa della poliomielite in India dopo una campagna di vaccinazioni tra 2009 e 2011 (pp.87-88). Non ci sono state, in questi due contesti, variazioni di rilievo nelle condizioni igieniche ed è evidente che gli esiti siano legati alla differenza nella diffusione delle vaccinazioni.
L'autore osserva come spesso l'antivaccinismo si accompagni a una fiducia nell'omeopatia, una pratica spacciata per medicina, ma prova di priva di fondamento scientifico (pp.105-106), e come l'avversione ai vaccini sia diffusa tra i seguaci dell'antroposofia (pp.106-109).
E' importante, sottolinea Grignolio, dare le corrette informazioni e far conoscere i rischi che i bambini corrono in caso si omettano le vaccinazioni: “più l'iter burocratico è informativo e mette i genitori davanti alle proprie responsabilità, minore è la percentuale degli obiettori [ovvero di coloro che scelgono di non vaccinare i figli] e il numero di focolai epidemici” (p.37).