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STUDI DELLA BIBLIOTECA COMUNALE DI PARE'
1 (2003), pp. 12-20

IVO MANCINI

LIETO COLLE: IL PAESE CHE NON C'ERA

Due passi da Como verso ovest, a poca distanza del confine elvetico, sui colli del parco regionale della Spina Verde; capita di scorgere dalla cima più alta, il Monte Sasso, tre piccoli paesi abbarbicati alle colline, Cavallasca, Paré e Drezzo, che un tempo, uniti, costituivano una singola circoscrizione amministrativa il cui nome, Lieto Colle, rendeva ragione all'aspetto ambientale del circondario.

Due righe di storia.
Dirigendoci dal capoluogo al confine incontriamo dapprima San Fermo, l'antica Vergosa, e poi Cavallasca, piccolo centro che trae origine da una moltitudine di cassinaggi: a nord Carbonera, Mulinello, Bruschè, Roncoreggio, a ovest Colombarolo Rimondi, Cassina La Torre, Colombarolo Ciceri, scendendo dalle balze occidentali Cassina del Brivio, Dasia, Soldo, a sud Cassina La Cà, Cassina del Ronco, Roncorone, Piazza di sopra e di sotto, ed infine Olcellera.
La maggior vicinanza al capoluogo determinò la costante annessione dei terreni della cavallasca alla pieve suburbana di Zezio; a seguito della riforma Teresiana nel 1786 Cavallasca e tutto il contado limitrofo entrarono a far parte della pieve di Uggiate, nel 1807 a seguito delle modifiche territoriali volute dai governi napoleonici fu aggregata a Como. Nel 1816 tornò ente autonomo, quando contava 451 abitanti.
Più similari sono le vicende di Paré e Drezzo, già territori agricoli infeudati ed appartenenti in epoca medievale alla pieve di Uggiate, in particolare con un diploma di Maria Teresa d'Austria nel 1777 Paré fu concesso in feudo al conte Carlo Rossini Bononi. Anche qui ad un piccolo nucleo fanno da contraltare cascine sparse, in territorio di Drezzo da nord a sud Cassina al monte, Madonna S. Chiesa di sopra, Prevella, Rocca di sotto, Molino di Chiasso maggiore; a Paré, da Cavallasca verso l'olgiatese, Rossedo (Rosseé), Lora (si trova anche la dicitura L'ora), Oreghello, Cassina della valle, Bernaschina, Molino del vajo. Al termine di una serie di revisioni territoriali cisalpine dal 1807 entrarono a far parte del Comune di Gironico nel cantone II di Como. Nel 1816, quando furono costituiti e dotati di autonomi convocati sotto l'egida degli Asburgo, allora Drezzo contava più abitanti di Paré, 465 rispetto 409.
Questi piccoli comuni, ai lembi del territorio dello Stato, assistettero alle più grandi vicende della storia nazionale che portarono all'annessione del Lombardo - Veneto al Regno d'Italia che allora si andava formando.
Finché, intorno al 1927, i tre Comuni furono interpellati dalla Prefettura per sondare le opinioni degli abitanti in vista di una futura fusione; si trattava in realtà di un provvedimento che il Governo del Fascio aveva disposto su più larga scala di accorpare enti di minori dimensioni territoriali; difatti di lì a poco al Governo furono conferiti "i poteri necessari per una generale revisione della circoscrizione dei Comuni del Regno, al fine di adeguarne la efficienza alle nuove e accresciute esigenze della vita nazionale" [1], stabilendo nel contempo il termine di due anni per "disporne l'ampliamento o la riunione, o comunque la modificazione". I tempi erano ormai maturi.
Nella nostra provincia, difatti, si verificarono molte fusioni tra il 1927 ed il 1929, ne citiamo alcune a titolo di esempio: il capoluogo Como, andò a comprendere anche quei comuni di cintura che venivano anticamente chiamati i "corpi santi" come Monteolimpino (che comprendeva anche Sagnino, Ponte Chiasso, Tavernola, Cardano e Cardina), Albate, Breccia, Rebbio e Camerlata; Camnago Faloppia e Gaggino formarono Faloppio; Casanova Lanza e Caversaccio divennero Valmorea; Lurate Abbate, Castello, Caccivio divenero Lurate Caccivio; Bulgorello, Caslino al piano e Cadorago furono compresi in quest'ultimo. Ci furono poi i casi di comuni come Trevano, che, per problemi finanziari, richiese la fusione con Uggiate. Oppure i comuni di Isola Comacina, formato da Ossuccio, Colonno e Sala Comacina, e Seprio, formato da Mozzate, Carbonate e Locate Varesino, centri che come Lieto Colle, formati dall'unione forzata di più realtà, terminato il regime preferirono tornare all'antica indipendenza.

Verso Lieto Colle.
Proprio quest'ultimo comune ci interessa giacché, nelle intenzioni prefettizie, era evidente che il nuovo Comune di Lieto Colle sarebbe stata costituito da Cavallasca, Paré, Drezzo e anche del vicino Gironico, quasi a voler fare un salto all'indietro di cento anni quando nel dipartimento del Lario, del napoleonico Regno d'Italia, il Comune di Gironico accorpava le frazioni del piano e del monte (con la villa Raimondi), Drezzo, Paré e Montano, raggiungendo una popolazione considerevole per i paesi dell'epoca. Dopo qualche timido carteggio comunque di Gironico non si parlò più.
Si deve poi annotare una missiva del podestà di Cavallasca, Orlando Masciadri [2], il quale caldeggiando l'unione dei Comuni già consorziati per alcuni servizi, avanza un suggerimento quantomai curioso: "Propelvetia Comense potrebbe nominarsi il Consorzio per la sua speciale ubicazione che mentre raggruppa i quattro Comuni in un nucleo compatto, si trova vicino alla frontiera Svizzera ed al Comune di Como" [3]. La tradizione vuole che il nome definitivo di «Lieto Colle» sia stato poeticamente suggerito da Margherita Sarfatti al Duce, in occasione di una delle sue visite alla residenza di lei nella villa al Soldo di Cavallasca [4], come riporta anche una relazione prefettizia: "La denominazione stessa di Lieto Colle non trova riscontro con nessuna delle località che costituiscono il Comune, ma sembra sia stato suggerito dalla Sig.ra Sarfatti".
Sempre Masciadri alcuni mesi più in là valuta positivamente la fusione, auspicando forse Cavallasca come capoluogo: "non posso far altro che esprimere la mia piena approvazione per il prospettato composto dei contro segnati Comuni sotto l'indovinata denominazione di Lieto Colle" e ancora "A questa laboriosa popolazione, sempre rispettosa e ossequiante verso le supreme gerarchie, non rimane che ringraziare la V. S. Ill. d'aver finanche il suo comune quale sede del costituendo Consorzio, ed esprime a mezzo mio il suo pieno consenso e i suoi sentimenti di gratitudine" ed in nota a matita sullo stesso documento "Inoltre ritengo molto bene appropriato il nome proposto che ben si addice in primo luogo a questo Comune perché in vicinanze del maggior colle detto il Sasso e così altri tre tutti contornati da ridenti colline" [5].
Favorevole anche la missiva del podestà di Drezzo, il notaio Luigi Franchi, il quale annotava che "la popolazione di questo Comune è in massima favorevole al raggruppamento dei Comuni di Cavallasca, Drezzo, Gironico e Paré in un unico Ente purché esso abbia sede in Paré" che risultava anche la sede ideale per il nuovo ente “date le sue condizioni topografiche e commerciali ed il fatto che nella cerchia del suo abitato vi sono lo stabilimento serico della ditta Osnaghi & C, il quale da lavoro a circa 400 operai, un ufficio postale, un posto pubblico telefonico ed una farmacia sembra il più adatto ad essere scelto come sede dei Comuni raggruppandi” [6].
Quanto di vero vi fosse in queste risposte non è dato sapere, tuttavia il fatto che, a distanza di venti anni, al termine della guerra e con la caduta del regime, i capi famiglia si sarebbero mossi per chiedere la scissione del Comune fa ritenere che, probabilmente, i podestà in carica abbiano caldeggiato l'unione col miraggio di ottenere maggiori finanziamenti [7].
Spostandoci di qualche chilometro, il podestà di Gaggino, Carlo Pedroni, sollecitato dall'Autorità per una valutazione sulla fusione con Camnago per l'odierno Faloppio, rispondeva: "per la vicinanza dei due Comuni, la comunanza di interessi ed anche per le buone risorse finanziarie, la soluzione si presenta ottima sotto ogni rapporto, mentre soddisfa pure il desiderio delle popolazioni e particolarmente quella di Gaggino che se disciplinatamente avrebbe accolto qualsiasi proposta di unione fatta per il migliore suo avvenire, desiderava nei limiti del possibile mantenere la propria autonomia comunale" [8].
Chissà se non fosse questo anche il reale desiderio delle popolazioni di Cavallasca e Drezzo.
Si giunse quindi alla data fatidica del 26 aprile 1928 quando con decreto a firma del re Vittorio Emanuele III e dal Capo del Governo, Mussolini, fu sancito che "I Comuni di Cavallasca, Drezzo e Paré, in provincia di Como, sono riuniti in un unico Comune denominato «Lieto Colle»" [9].
Sede ne fu, come già previsto, l'edificio che ospitò a lungo le scuole elementari a Paré, e ancor oggi ospita il Comune, e negli anni vi si succedettero sindaci appartenenti alle tre frazioni, citiamo tra questi dapprima il drezzese Luigi Franchi, poi Fiorenzo Gabaglio ultimo sindaco di Cavallasca, ed Ernesto Salvioni di Paré.

Trent'anni di lavori.
Se l'unificazione era stata sancita sotto i migliori auspici da parte dei politici locali, vedremo che la gestione corrente fu ostacolata da campanilismi mai sopiti, in una relazione politico - amministrativa se ne sottolineano le difficoltà operative: "Ora avviene che, per l'accentuatissimo autonomismo esistente nell'attuale Amministrazione Comunale, quando viene deliberata una spesa ad una qualsiasi delle tre frazioni perché ivi necessaria, il Comune non può esimersi dallo spendere equivalente somma, anche se affatto necessaria, pure a beneficio delle altre due frazioni. E ciò con evidente sciupio" [10].
Eppure se la fusione era stata caldeggiata per raggranellare capitali un esame a posteriori non può prescindere da quello che gli amministratori, volenti o nolenti, di Lieto Colle riuscirono ad effettuare. Infatti in quegli anni importanti innovazioni contribuirono a introdurre grandi miglioramenti nelle tre frazioni, un passo notevole verso la modernità. Forse noi oggi non ci rendiamo conto delle comodità di cui quotidianamente fruiamo, tuttavia, togliendo solamente acqua ed energia elettrica, possiamo già avere un'idea di come fosse la vita domestica di allora.
A Drezzo fu realizzato l'acquedotto (in precedenza solo pozzi, fontane, lavatoi e torrenti) - gli insediamenti in Val Mulini furono allacciati a quello di Uggiate - furono rattoppate le strade comunali, che in precedenza altro non erano se non carrarecce e stradine di campagna (tra l'altro, in una bozza del 1955, si menziona come necessario "il rifacimento ex novo delle strade di Drezzo che sono in uno stato pietoso"), venne realizzata la strada che porta al valico, che è tuttora uno dei pochi motivi di ricchezza economica in paese, fu istallato un telefono semi - pubblico (nella nostra epoca di cellulari e telefonia di terza generazione appare quasi una situazione preistorica, tuttavia se a Drezzo vi era una sola cabina telefonica, Cavallasca ne era priva del tutto).
A Cavallasca fu eseguita la rettifica della curva stradale sulla Garibaldina con conseguente ampliamento della piazza della chiesa (oggi non pare vero che la strada principale che passava per il centro del paese fosse l'odierna via Sarfatti), fu realizzata una vasca di raccolta d'acqua e allacciata la frazione Piazza all'acquedotto, tuttavia era sentita la necessità del lavatoio e di un telefono pubblico.
A Paré fu ampliato l'impianto di illuminazione pubblica, vi fu il raccordo all'acquedotto, riordinato il cimitero, sistemati l'ambulatorio ed il sopralzo del palazzo municipale.
Ed il municipio di Paré da sempre è stato un vero e proprio edificio civico nel senso letterale del termine, adibito cioè agli usi della collettività, dalla relazione di stima dell'Ing. Alessandro Pedroni datata 1957, vediamo che al piano seminterrato trovavano spazio l'ufficio postale (consistente in un unico vano), l'ambulatorio e il garage del medico condotto - che aveva alloggio al piano superiore - al piano terra si trovavano le scuole (tre aule e i servizi igienici), al piano superiore l'alloggio dell'ufficiale sanitario, con studio, camera di servizio e apparecchiature, camera da letto e salotto.
Gli uffici comunali, oggi posti sull'intero piano, erano ridotti a poche stanze; un locale per gli impiegati, un archivio privo di finestre ed "un locale usato per ufficio di collocamento e per le occorrenze in genere".
Se l'ingegnere esprimeva una valutazione sostanzialmente positiva dello stato di conservazione dell'edificio, più critiche le considerazioni relative alla sua polifunzionalità, l'accesso alla residenza del medico solo tramite il ballatoio esterno, la compressione dello spazio scolastico in sole tre stanze "con enorme dispersione di spazio e con utilizzo di tre sole aule su tutto un piano dell'edificio", e l'esiguità degli spazi amministrativi "ridotto in sostanza a due soli locali utili".

Prove di divorzio.
Nonostante tutto ciò, mentre in pochi mesi si era raggiunta la fusione lungo fu il cammino per tornare a realtà amministrative distinte; solo nel 1947 approda in consiglio comunale il primo atto formale per la scissione, un'istanza che recepiva le raccolte di firme avvenute a Drezzo e Cavallasca per addivenire alla ricostituzione dei Comuni. Da questo atto seguirono tutti gli ulteriori passaggi e la vera e propria battaglia di carte con l'Autorità centrale: anzitutto si precisò che l'accorpamento "venne preso d'autorità senza aver sentito il parere dei contribuenti, che sono sempre stati contrari a tale fusione", vagliate le richieste dei frazionisti si dava atto della tacita adesione di Paré avverso "la riunione inopportunamente decretata a suo tempo dal governo fascista", infine si assicurava che le frazioni "costituiscono centri abitati naturalmente separati l'uno dall'altro, ai quali, anche dal lato topografico, si addice personalità giuridica distinta" [11].
La tesi consiliare aveva così distrutto vent'anni dopo le argomentazioni avanzate dal podestà di Drezzo per compiacere alla fusione.
Tuttavia incise profondamente anche il mutato clima storico e politico (nel '47 siamo in pieno dopoguerra), con l'avvento del Governo repubblicano iniziò la singolare tenzone dei paesani con la burocrazia, che sarebbe durata un decennio. Il 30 giugno di quell'anno furono indirizzate in prefettura per inoltro a Roma le domande di 123 cavallaschini e 88 drezzesi tese ad ottenere lo scioglimento di Lieto Colle, ove si motivava che la fusione "ha cagionato grave disagio a tutta la popolazione, con il conseguente aggravio di oneri tributari, senza trarne alcun beneficio, turbando notevolmente l'attività degli abitanti della frazione stessa" [12].
Nell'archivio della Prefettura comasca si testimonia la presenza di un carteggio che considera sufficienti le strutture pubbliche presenti nelle frazioni (scuole, uffici comunali, cimiteri) per la costituzione di nuove entità amministrative, e la considerazione che l'unione tra i Comuni di Cavallasca, Drezzo e Paré imposta dal regime fascista aveva causato un "non lieve disagio a tutta la popolazione (n.d.r. di Drezzo e Cavallasca)" [13].
Nel 1947, poi, fu dato incarico al Vice Segretario generale del comune di Como per procedere alla stesura degli opportuni atti amministrativi e schemi di bilancio da cui risultino le frazioni di Drezzo e Cavallasca capaci di provvedere autonomamente ai servizi minimi e con sufficienti entrate per sostenere le spese comunali. Un ulteriore dato a favore dello scioglimento fu il parere favorevole espresso dalla deputazione provinciale di Como il 14 ottobre 1947.
Nel marzo 1953 la pratica tornò da Roma richiedendo un supplemento d'istruttoria, ciò indusse, una volta ancora, il consiglio ad attivarsi per fornire gli atti richiesti, e qui leggiamo una curiosa richiesta del Comune di Paré che non sarà esaudita: "la frazione Paré, non avendo presentato istanza per la ricostituzione in Comune autonomo, con il distacco delle altre due frazioni, verrebbe ad identificarsi con il Comune di «Lieto Colle» e ciò particolarmente in quanto la frazione Paré desidera mantenere la denominazione di «Lieto Colle»" [14].
A seguito di tutto ciò il Prefetto inviò il proprio ispettore a stendere delle relazioni sui paesi in questione, relazioni che offrono anche a noi spunti interessanti [15]:
"Drezzo ebbe a costituire un Comune autonomo e, dalle poche notizie apprese sul posto, si vuol far risalire la nascita del Comune al 1500 - 1600 circa. Sebbene non sia stato possibile accertare la data precisa della costituzione del Comune, si può osservare dagli atti dell'archivio di deposito dell'ex comune di Drezzo che nel 1782 era un comune autonomo [...] La denominazione di Lieto Colle non trova riscontro in nessuna delle località che costituiscono il Comune".
Vengono, poi, illustrate tutte le differenze salienti: l'abitato di Drezzo dista da Paré circa 2 chilometri e i nuclei urbani sono separati dai campi; Drezzo rientra nella parrocchia dei Santi Rocco e Sebastiano (anche se la frazione di Bottia, Comune di Paré, ecclesiasticamente è compresa sotto Drezzo) differente da quella di Paré dedicata a San Giovanni Battista; Drezzo ha un nucleo storico attorno alla chiesa e caseggiati sparsi in campagna, è dotato di una propria rete viaria ed è unito al capoluogo tramite una strada comunale (oggi via Odescalchi detta appunto "la vecchia"); possiede proprie scuole; seppellisce i morti nel proprio camposanto, anche la sezione dell'Ufficio elettorale è rimasta separata dopo la fusione.
Tuttavia appare netta la differenza tra i paesi sotto gli aspetti di modernità: Paré è meta delle autolinee di servizio che collegano con Como, poche corse corriere proseguono per Drezzo, gli impianti d'illuminazione dei due paesi sono distinti e quello di Drezzo è molto carente, a differenza di Paré Drezzo è privo dell'ufficio postale, sul fronte delle reti delle acque Drezzo ha fontane e lavatoi ma risulta ancor privo di acquedotto.
"Data la breve distanza esistente fra Drezzo e Paré non si può certamente parlare di particolari condizioni sociali e religiosi, come neppure di diversità di costumi e di linguaggio e di sentimento popolare, a meno che non si voglia intendere per quest'ultimo il persistente dispiacere degli abitanti di Drezzo di aver visto scomparire il loro comune ed il vivo desiderio che venga ricostituito.
Esistono ancora abbastanza visibili le pietre confinarie che delimitano il territorio dell'ex Comune di Drezzo dai Comuni di Paré (ora capoluogo del Comune di Lieto Colle), di Camnago (ora Faloppio), di Trezzono [16] (ora Uggiate), di Ronago e del confine di Stato svizzero.
Vengono poi enunciati i motivi di carattere storico - topografico.
"Pur non constandomi che Drezzo abbia avuto una storia diversa da quella del territorio attorno a Como, si deve accennare al preesistente sentimento di attaccamento degli abitanti di tale località al suo Comune ed al vivo desiderio di vederlo ricostituito" e ancora "Pur non constandomi alcun motivo economico, ed infatti la domanda presentata non addice motivi di alcun genere, si deve accennare che persiste un certo rancore per l'avvenuta soppressione del Comune che è considerata ancor oggi un atto di sopruso subito ed una diminuzione nei loro riguardi. Vi è inoltre un certo campanilismo per cui in seno al Consiglio Comunale, specie per quanto riguarda i progetti di opere pubbliche, hanno luogo contrasti fra i rappresentanti che derivano la loro nomina dalle tre località già capoluoghi di comuni autonomi.
Tali contrasti sono dovuti al fatto che ciascun rappresentante non si fa guidare dal criterio di dare la precedenza ai lavori in base alla loro urgenza ed indifferibilità, ma è preoccupato dal fatto che la località che rappresenta non deve essere inferiore alle altre e vorrebbe comunque che fosse data la precedenza ai lavori che interessano la sua frazione".
Nelle ultime righe, che descrivono brevemente la situazione della frazione ripetendo quanto già detto, si aggiunge che gli uffici municipali "erano esistenti nell'attuale edificio adibito a Parrocchia, che sarebbe disponibile, a tal fine, in locali con entrata separata, a meno che non si preferiscano i 2 locali dell'edificio scolastico che però sono concessi ad una famiglia senza tetto che bisognerebbe, in tal caso, sfrattare". La considerazione finale è quella di un Comune rurale, abitato principalmente da operai, 750 abitanti, e che annovera una tessitura con 40 operai, che avrebbe potuto sostenersi autonomamente consorziandosi per il servizio medico, di ostetrica, veterinario, e per l'ufficio del segretario comunale.
Quanto scritto per Drezzo era sostanzialmente ripetuto per Cavallasca con lievi modifiche: "Si può far presente che la popolazione di Cavallasca essenzialmente operaia tende, per ragioni di lavoro, verso Como, e non ha motivi particolari per recarsi a Paré ove ha sede il municipio. Pertanto per chiedere documenti occorre fare un apposito viaggio che certamente non può riuscire troppo comodo trovandosi Paré dal lato opposto di Como ove gli abitanti sogliono normalmente andare".
Anche qui gli edifici scolastici erano in buono stato, mentre per gli uffici municipali "erano situati nello stesso edificio scolastico e precisamente in locali a piano terreno ove, attualmente, è ospitata una famiglia di senza tetto. In caso, pertanto, di ricostituzione del Comune, i locali devono essere resi liberi e contestualmente riadattati, potrebbero essere idonei ad ospitare gli Uffici Comunali, se si tiene conto che Cavallasca avrebbe solo 758 abitanti". Relativamente bene anche l'industria dato che due piccoli stabilimenti di tessitura impiegavano circa 100 operai del paese.
Anche Cavallasca come Drezzo avrebbe potuto consorziarsi per il medico, l'ostetrica, il veterinario ed il segretario comunale.
Di lì ad un anno da Roma giunsero ancora richieste: le istanze dei frazionisti del '47 dovevano essere regolarizzate in bollo. E, pochi mesi dopo, nuovi chiarimenti per le indicazioni contabili inviate alla capitale appena l'anno precedente. Il sindaco di Lieto Colle, ormai ai limiti dell'esasperazione, rispose punto per punto ai quesiti ministeriali, precisando che l'aumento delle spese, inevitabile a seguito della scissione, sarebbe stato contenuto efficacemente consorziando la maggior parte dei servizi, inoltre conferma che "per la particolare composizione della attuale Amministrazione Comunale di Lieto Colle e per l'accentuatissimo autonomismo esistente, quando viene deliberata una spesa a favore di una delle tre frazioni, perché ivi necessaria, il Comune non può esimersi dallo spendere equivalente somma (anche se affatto necessaria) pure a beneficio delle altre due frazioni. Dal che si deduce che qualora fossero sorti i tre nuovi Enti, si potrebbe effettuare una migliore utilizzazione del pubblico denaro, che compenserebbe ampiamente il leggero aggravio della pressione fiscale e questa sarebbe anche più benevolmente tollerata" [17].
Particolari dubbi poneva la situazione di Drezzo, Comune che sarebbe risultato con minori fondi, il sindaco ribatté che Drezzo poteva contare sulla presenza di corriere di linea, del vicino valico di frontiera, di un telefono semi pubblico, del collegamento in Val Mulini con l'acquedotto di Uggiate, non sarebbe dunque stato necessario ricorrere a "elevate supercontribuzioni".
Il quadro d'insieme ribaltò totalmente la società rispetto quella di vent'anni addietro; Paré era divenuta la frazione più popolosa con 780 abitanti, anche a Cavallasca vi era stato un incremento a 758, Drezzo con i suoi 750 risultava ora quella più piccola, erano poi in previsione il consorzio di segreteria, con a capo Paré, quello di ostetrica con Gironico e San Fermo, quello veterinario di Olgiate. Il personale dei Comuni sarebbe stato ridotto ad una sola unità facente funzioni di messo - guardia - scrivano.
Nel marzo '55 l'ennesimo diniego del Viminale, che rigettava ancora le istanze dei frazionisti perché non conformi alle prescrizioni della legge notarile; tanto bastò per incendiare gli animi nella prima adunanza pubblica convocata, tanto che il verbale della seduta così riporta:
"Si accende una vivace discussione, durante la quale il Presidente ed il Segretario forniscono delucidazioni ed invitano i presenti a conservare la calma ed a non prendere decisioni avventate e controproducenti" [18]. I consiglieri si sentivano presi in giro, non comprendevano perché dopo sette anni dal primo invio delle istanze "semplici difetti di forma facciano ulteriormente ritardare la soluzione definitiva del problema in argomento", tanto che la pratica era tornata più volte al mittente e alla luce del diniego ministeriale la loro dignità di rappresentanti del popolo e dei cittadini era alla mercé della prevedibile ironia dei concittadini. Il tutto fu rispedito al ministero, con l'invito a "ritenere la pratica regolare in ogni sua parte, come è buon diritto dopo sette anni dal primo invio e ad accogliere il desiderio di tutta la popolazione del Comune nel più breve termine di tempo possibile", minacciando in caso contrario dimissioni di massa.
A quei giorni risale una lettera del Prefetto comasco, Bianchi, abbastanza preoccupato dal non evolversi della situazione, indirizzata al Direttore Generale del comparto Amministrazione civile presso il Ministero degli Interni:
"Ti sarei grato se volessi personalmente promuovere, da parte dello ufficio competente, la sollecita definizione della pratica, superando la rilevata lacuna formale. Richiamo la tua cortese attenzione sul civico malumore delle popolazioni […] e sulla circostanza che l’amministrazione in carica ha palesato l’intenzione di dimettersi nel caso che la pratica dovesse subire ulteriori remore” [19]. Tutto continuava a tacere a Roma.
Il 28 maggio i consiglieri, esasperati, richiesero di propria iniziativa la convocazione del consiglio, di fronte al silenzio delle istituzioni rassegnarono tutti le proprie dimissioni.
Datane notizia al prefetto il 16 giugno giunse ancora una lettera dal Viminale, il contenuto non era però quello tanto atteso: il Ministero citando precedenti giurisprudenziali e la normativa ribadiva in sostanza il proprio dissenso.
Nonostante tutto ciò il sindaco fu convocato in prefettura per invitare gli amministratori a recedere dalle proprie posizioni. Cosa che non fu possibile ottenere. Il 25 giugno il commissario prefettizio assumeva la reggenza di Lieto Colle.
Ben nove anni dalla sua presentazione si concludeva il problematico iter delle domande presentate dai frazionisti di Drezzo e Cavallasca, il quotidiano "L'Ordine" ne dava notizia pubblicando la risposta affermativa del sottosegretario di Stato alla sollecitazione del senatore comasco Lorenzo Spallino [20].
L'altro quotidiano cittadino, "La Provincia", nell'edizione del 12 maggio 1956 ben inquadrò la situazione storica del momento con un articolo titolato Separazione legale per duemila e trecento.
Il cronista riassumeva in poche colonne il senso di una battaglia in piedi da anni e ormai giunta al capolinea: "Lietocolle non è identificabile con nessuno di quegli elementi che fanno coincidere un comune con un campanile, una scuola, una piazza, un camposanto. Insomma il paese di Lietocolle non esiste. Esiste una verdeggiante distesa di dolci colline percorse da una strada, che, partendo da San Fermo della Battaglia, gira e rigira fino al confine svizzero e trova sul suo cammino, tre scuole, tre piazze, tre camposanti, tre paesi: Cavallasca, Paré e Drezzo. Tre campanili e tre campanilismi, concordi nella discordia, insofferenti di essere tre ex-municipi riuniti in un unico comune, senza fisionomia e senza storia".
Ancor più interessante è la chiusa dell'articolo, un immaginario dialogo con gli abitanti sulle prospettive future:
"QUELLI DI PARE' DISSERO: I soldi ce li abbiamo, siamo il paese più ricco di Lietocolle e siamo stufi di spendere per mantenere quelli di Cavallasca e quelli di Drezzo.
QUELLI DI DREZZO DISSERO: Appunto perché non abbiamo neanche una lira vogliamo il Comune in casa nostra. I nostri disoccupati non vogliono più andare a ritirare il sussidio a Paré. E poi: se diventeremo comune ci toccherà una fetta maggiore dei sussidi del Casinò di Campione che ora vanno tutti a Paré.
QUELLI DI CAVALLASCA DISSERO: Siamo favoriti dalla posizione, Siamo i più vicini a Como, sulla panoramica di San Fermo; molti di noi vanno a lavorare in città, il turismo comincia a scoprirci. Abbiamo molte speranze".
Sulla Gazzetta Ufficiale in data 26 ottobre 1956 comparve finalmente il decreto presidenziale che ne seguì riportava lapidariamente: "Sono ricostituiti i comuni di Cavallasca, di Paré e, per l'effetto, di Drezzo, in provincia di Como, con le circoscrizioni territoriali preesistenti alla data della relativa soppressione. Il Comune di Lieto Colle è soppresso" [21].
Rimanevano però da disciplinare i rapporti finanziari tra i nuovi enti, a quel punto la partita era nuovamente tutta da giocare.

Conti da rifare.
Dopo che i Comuni ebbero protratto per tutto il '56 la gestione finanziaria congiunta, non avendo raggiunto l'accordo per le opportune ripartizioni finanziarie fu necessaria la nomina da parte della prefettura di un commissario ripartitore nella persona dal ragionier Antonio Carrano [22].
Al di là dei complessi calcoli finanziari per il riparto di attività e passività, si cercò di tornare alla situazione precedente la fusione: ai neo Comuni furono attribuiti i beni territoriali siti entro i confini (strade, piazza, giardini, fabbricati rurali, fondi rustici, lavatoi, fontane, acquedotti, cimiteri, prati e boschi), per l'acquedotto Drezzo in particolare beneficiò del fatto che, mentre in passato ne era privo, subentrò nella proprietà delle opere realizzate durante il Lieto Colle. Cavallasca e Paré tornarono invece proprietari della parte di rete acquedottistica prima posseduta.
Un caso a parte il municipio, rimasto pressoché immutato e ancor oggi con le medesime funzioni in quel di Paré, dopo lunghe discussioni, e fu ereditato dall'amministrazione locale completo di beni e arredi, col solo obbligo di corrispondere una quota a conguaglio ai comuni limitrofi.
Il personale trovò diverse sistemazioni: per il segretario rimase in piedi il consorzio tra i tre Comuni e Gironico, dei due dipendenti l'applicato rimase a Paré mentre lo scrivano prese la via di Cavallasca, lasciando a Drezzo il compito di provvedere a nuove assunzioni.
L'ultimo riparto toccò al materiale amministrativo di oltre vent'anni e gli archivi precedenti, condotti a Paré su dorso di mulo, per gli atti fu previsto che "saranno attribuiti ai Comuni di Cavallasca e Drezzo quelli che particolarmente li riguardano e che possano materialmente essere separati senza danno", tutto il resto rimase a Paré.
Al termine di una lunga battagli tra gli enti, che vide anche un ricorso al ministero, finalmente nel 1960 si giunse all'accordo definitivo sui riparti finanziari.

Ventunesimo secolo.
Da allora i tre piccoli Comuni delle colline comasche presero ciascuno la sua strada. Dopo il censimento del 2001 Cavallasca conta una popolazione di oltre 2700 abitanti, 1550 per Paré e poco più di 1000 a Drezzo.
Eppure sembrerebbe che le fusioni siano tornate di moda!
Dal 1° gennaio del 2003 i comuni lacustri di Sant'Abbondio e Santa Maria Rezzonico hanno formato, per loro scelta, un solo comune denominato San Siro per poter garantire migliori servizi ai cittadini. Pochi mesi prima, autunno 2002, i vicini comuni di Bizzarone, Faloppio, Ronago e Uggiate Trevano hanno costituito una Unione di Comuni denominata "Terre di Frontiera", cui è stata demandata la gestione associata di taluni servizi per i quali era ormai onerosa la gestione in proprio: la polizia locale, il dissesto idrogeologico, le notifiche di atti giudiziari, i servizi sociali, il servizio biblioteca. Questa esperienza, seconda nel comasco dopo la Tremezzina (unione per la vigilanza ed il turismo costituita tra quei comuni già fusi sotto questo nome in epoca fascista), si differenzia dai comuni del '27 in quanto a ciascun comune è rimasta la propria sovranità e identità politica e l'unione è limitata ai servizi conferiti.
Si apre una nuova stagione in cui, data la scarsità di sussidi provenienti dallo Stato, unire le forze, per comuni di poche centinaia di abitanti, è vitale per sopravvivere. Tramontate gli accorpamenti forzosi in camicia nera, tornare al passato è forse la strada per il futuro?

 

NOTE:
[1] Regio Decreto - legge 383 del 17 marzo 1927.
[2] Curiosa anche la vicenda di questo podestà, che non aveva mai ambito alla poltrona; nel 1926, infatti, fu nominato Vice Podestà per coadiuvare il Podestà in carica Francesco Butti, e pochi mesi dopo, in seguito al decesso di Butti, subentrò nella gestione. "Faccio assegnamento sul pronto intervento della SV perché voglia continuare ad amministrare il Comune di Cavallasca, con quella diligenza e sollecitudine di cui ha dato prova quale Vice Podestà". Queste le lusinghiere parole del Prefetto. Di tutt'altro avviso rimase Masciadri, in una lettera datata 6 dicembre 1926: "Io La ringrazio vivamente per la fiducia immeritata da Lei addimostratami, ma come Le scrivevo con mia precedente raccomandata, mi troverei nell'impossibilità di accettare, essendo già abbastanza gravato di lavoro, mentre che le forze mi vengono a diminuire col crescere degli acciacchi della vecchiaia".
E ancora: "Le riconfermo quindi quanto già espresso Le, e che cioè rimarrò temporaneamente in carica sino a che sarà pervenuta la nomina del Podestà, che spero avverrà presto a mio sollievo. Frattanto, se Le fosse possibile, gradirei delegare a sostituirmi in caso di mia assenza l'Egr. Sig. Giovanni Butti, già sindaco di Cavallasca e fratello del defunto Podestà". ARCHIVIO COMUNALE DI CAVALLASCA (ACCv), cart.49, cat. 1 - 1, anno 1927.
Nella lettera già citata Masciadri indicò il Podestà di Drezzo, Franchi, specifica che la fusione "tornerebbe anche per me di grande giovamento essendo io già fin troppo sopraccarico di lavoro nella mia azienda, per cui non posso dedicarmi all'amministrazione comunale di Cavallasca come si conviene". ARCHIVIO COMUNALE DI PARE’, Ex-comune di Lieto Colle (da qui in poi ACPa, LC), cart. 1, cat. 1 - 1, anno 1927.
[3] ACPa, LC, cart. 1, cat. 1 - 1, anno 1927. Il termine usato è tratto dal latino, possiamo tradurlo liberamente "vicino alla Svizzera", "prope" significa "nei pressi di" ed Elvezia è l'antica dicitura romana per designare la Svizzera.
[4] ARCHIVIO DI STATO DI COMO (ASCo), Prefettura, Gabinetto, cart. 25, fasc. 5.
[5] ACCv, cart. 49, cat. 1 - 1, anno 1927.
[6] ACPa, LC, cart. 1, cat. 1 - 1, anno 1927.
[7] Per curiosità un secolo prima la deputazione comunale di Paré, il 16 novembre 1807, aveva dibattuto la questione dell'accorpamento con Gironico, esprimendo un parere chiaramente negativo: "L'interesse, ed il comodo di questi Abitanti esiggendo di ritenere separata questa Comune (n.d.r. alla francese) da ogni altra come lo fù sempre in passato, egli è quindi che questo Consiglio è del deciso sentimento che la proposta concetrazione non abbia aver effetto". ARCHIVIO COMUNALE DI PARE’ (ACPa), cart. 1, deliberazioni del Consiglio Comunale, riportato in [GIORGIO CASTIGLIONI], Quando Paré sparì, in "Il topo di biblioteca" (Paré), n. 9, febbraio 2003, p.4.
[8] ARCHIVIO COMUNALE DI FALOPPIO (ACFa), Comune di Gaggino, lett. del 14.2.1927.
[9] R. D. 26.4.1928.
[10] ACPa, LC, cart. 48, 1955.
[11] ACPa, LC, cart. 48, cat. 1 - 1 – 1, anni 1947/56.
[12] ACPa, LC, cart. 48, cat. 1 - 1 – 1, anni 1947/56.
[13] ASCo, Prefettura, Gabinetto, cart. 25, fasc. 5.
[14] ACPa, LC, cart. 48, cat. 1 - 1 – 1, anni 1947/56.
[15] ASCo, Prefettura, Gabinetto, cart. 25, fasc. 5. "Relazione del Vice Prefetto Ispettore sulla domanda degli abitanti di Drezzo per la ricostituzione del Comune" effettuata dal Dr. Giuseppe Sciuto 20 giugno 1953. La relazione su Cavallasca è invece datata 16.06.1953.
[16] Naturalmente si parla di Trevano. E’ chiaro che il funzionario non conosceva il territorio.
[17] ACPa, LC, cart. 48, cat. 1 - 1 – 1, anni 1947/56.
[18] ACPa, LC, cart. 48, cat. 1 - 1 – 1, anni 1947/56. Questo Consiglio Comunale si tenne il 27 marzo 1955.
[19] ASCo, Prefettura, Gabinetto, cart. 25, fasc. 5. Lettera del 21 aprile 1955. In sostanza il problema era di natura formale; la Legge comunale e provinciale risalente al 1915, che regolava la materia, prevedeva come requisito per la costituzione di nuovi comuni una popolazione non inferiore a 3000 abitanti.
"Nell'occasione, si fa presente che il ritardo con cui sono state riscontrate le irregolarità in questione è dovuto alla circostanza che, difettando nella fattispecie, il requisito del minimo di popolazione ... è stato possibile, com'è noto, iniziare l'istruttoria della pratica solo dopo l'entrata in vigore della Legge 15.02.1953 n. 71, a distanza, quindi, di 6 anni dall'epoca della presentazione delle relative domande". Solo con la nuova legge del 1953, opportunamente integrata con una circolare del 25 febbraio 1953 in materia di comuni soppressi, si consentì a borgate o frazioni di comuni separate per loro natura geografica dai centri capoluoghi ed in grado di provvedere ai pubblici servizi, di ricostituire comuni autonomi a seguito di domanda presentata formalmente da un numero di cittadini pari almeno ai tre quinti degli elettori. Guarda caso la situazione in cui si trovava anche Lieto Colle.
[20] Parere favorevole alla ricostruzione dei Comuni di Cavallasca, Drezzo e Paré, in "L'Ordine", 2 settembre 1956. Il giornale riporta il testo della lettera: " Roma 18 agosto 1956 Caro Spallino, in relazione alla precorsa corrispondenza ti informo che la Prima Sezione del Consiglio di Stato, nella adunanza del 12 giugno u.s., ha espresso parere favorevole per la ricostruzione degli ex Comuni di Cavallasca, Drezzo e Paré, in provincia di Como. Sarà pertanto, quanto prima sottoposto alla firma del signor Presidente della Repubblica il relativo decreto che disporrà la detta variazione territoriale".
[21] D.P.R. 3.09.1956 n. 1170.
[22] ACCv, cart. 86, anno 1960.